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Buon compleanno a… Jude Bellingham

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Jude Bellingham

Oggi Jude Bellingham compie 20 anni. Fra due giorni diventerà ufficialmente un giocatore del Real Madrid, portandosi appresso un’esperienza di 133 partite con il Borussia Dortmund: per uno della sua età, è un numero sensazionale, del resto stiamo parlando di uno di quei giocatori che possono realmente lasciare un segno nella sua epoca.

Nato in Inghilterra, esploso in Germania, approdato in Spagna nel club più titolato al mondo: Bellingham è il prototipo del giovane dell’era della globalizzazione e il suo calcio sembra parlare fluentemente tutte le lingue. Finora ha dimostrato di essere a suo agio in qualsiasi contesto.

In nazionale, al suo primo Mondiale, ha impiegato 35 minuti per andare in gol nella gara d’esordio in Qatar. Vero, l’Iran è stato travolto da un punteggio tennistico, ma ad aprirlo è stato proprio lui, con un colpo di testa che ha valorizzato al massimo il cross di Luke Shaw. Ancora più entusiasmante è stata la seconda gara, il 3-0 col Senegal, quando è apparso come il trascinatore della squadra, mettendo un coefficiente di qualità altissimo sulle giocate determinanti.

Per non parlare di quanto visto non molto tempo fa a Napoli, in occasione della vittoria dell’Inghilterra sull’Italia di Mancini, dove solo una straordinaria parata di Donnarumma gli ha negato l’ennesimo exploit.

In Champions League, nell’ultima edizione, ha avuto lo stesso impatto segnando all’esordio in Borussia Dortmund-Copenaghen ed è bene ricordare che è un centrocampista, non una punta, è l’insieme delle cose che fa che deve essere assunto come metro di giudizio delle sue prestazioni. Ciononostante, di palloni alle spalle del portiere ne ha infilati 4 in 7 incontri, ci sono fior di punte che non hanno la stessa capacità d’impatto. Del resto, già 2 anni prima, contro il Manchester City ha colpito all’età di 17 anni e 289 giorni: nella fase a eliminazione diretta solo Bojan Krkic ha realizzato un gol più giovane di lui.

Sono tutte voci di un curriculum perfetto per trovare in Carlo Ancelotti il tecnico che saprà farlo crescere ulteriormente. E per ipotizzare che il Bernabeu, i cui spalti sono affollati da un pubblico fatto di migliaia di giudici severi, lo osserverà con grande attenzione, quella che si deve a un acquisto che – al di là dell’entità economica dell’operazione: 103 milioni – incuriosisce per la sua dimensione totale, degno di vestire la maglia bianca apportandovi lo stile e la personalità che hanno i grandi. Proprio come ha detto Zinedine Zidane, uno che tutta questa materia la conosce meglio di ogni altro per averla padroneggiata sia da giocatore che da allenatore: «Bellingham è un calciatore importante, ha un grande futuro ed è pronto per giocare nel Real Madrid». Che questa fosse la sua destinazione lo si era capito da tempo, era fatale che un giocatore del suo livello arrivasse qui, a maggior ragione dopo una stagione dove si è visto in patria festeggiare Xavi e in Champions Guardiola.

Da Dortmund Jude se n’è andato via con la forte delusione del titolo buttato via begli ultimi 90 minuti, peraltro da lui vissuti a bordo campo, vittima di un infortunio al ginocchio. Un dolore che ha metabolizzato, per poi comunicarlo ai tifosi: «Mi sono preso del tempo per riflettere su ciò che è accaduto nell’ultima giornata e nell’intera stagione. Non riesco ancora a credere a quanto e come è successo, non abbiamo oltrepassato il limite. Chi ha giocato ha dato il massimo, non si può mettere in discussione il loro impegno. Purtroppo non siamo stati abbastanza precisi nei momenti decisivi. Per me è stato devastante vedere i miei compagni soffrire così, senza poter incidere sul risultato. Non ho mai vissuto un’atmosfera come quella che c’era sabato, ho avuto la pelle d’oca per 90 minuti in panchina». Sarebbe davvero il colmo, uno scarto non preventivabile nell’equazione talento-risultati che lui incarna, se nella stagione che verrà non lo vedremo iniziare a riempire la sua bacheca, finora occupata da un solo trofeo, la Coppa di Germania del 2021.