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Buon compleanno a… Gianni De Biasi

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Oggi è il compleanno di Gianni De Biasi, ora commissario tecnico dell’Arzerbaigian: la sua storia

Oggi Gianni De Biasi compie 67 anni. Siamo certi che, se qualcuno gli dicesse che lui è la prova provata di come une certa Italia di provincia sappia mettersi in gioco sul piano globale, si metterebbe a minimizzare sorridendo. Al contrario di certi colleghi che alla prima impresa riuscita si auto-celebrano prima ancora che ci pensino gli altri. Questione di carattere o di passione per la propria professione, che la si va a inseguire ovunque. Fedeli a un assunto che recentemente ha espresso quando gli hanno chiesto un parere sulla scelta del Modena, uno dei tanti club che ha guidato in carriera, a proposito della scelta di puntare su un componente dello staff di Massimiliano Allegri, Paolo Bianco: «Allenatori si diventa facendo esperienza sul campo».

Deve essere per questo che oggi De Biasi è il Commissario Tecnico dell’Azerbaigian. Un’avventura nata tre anni fa, non la prima all’estero, anzi.

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Una piccola nazionale, che fra due giorni sarà impegnata in casa contro l’Estonia per la terza gara delle qualificazioni agli Europei. Le prime sono state due goleade, subite in Austria (4-1) e in Svezia (5-0, ma 3 reti sono arrivate solo nel crollo finale). Peggio, finora, ha fatto solo il Liechtenstein, travolto da Portogallo e Islanda per un totale di 11 gol incassati. Ma il mister non è certo tipo da arrendersi. Anche perché è il primo capace di fare due cose non semplicissime da coniugare: mettersi in discussione e pensare in grande. Come quando appena chiusa la carriera da giocatore nel Bassano tra i dilettanti, riceve la proposta da parte del presidente di allenare e diventare il responsabile del settore giovanile: «La cosa sul momento mi colse di sorpresa, perché da un lato non ci si rende conto che il tempo passa e una proposta del genere ti riporta alla realtà, e dall’altra capisci che la vita continua e tu ci devi dare dentro».

Da lì parte una carriera che ha avuto per l’appunto tanta Italia fatta di club per i quali, il più delle volte, il primo comandamento è saper soffrire quando sei in A al cospetto degli squadroni. De Biasi fa parte di quella generazione di tecnici che a Coverciano si ritrova al corso master: Novellino, Malesani, Sella, Arcoleo, De Canio, D’Astoli. Lui ci arriva in una grande piazza, anche se non in grandissima salute. Rimette il Torino nel posto dove merita, ma con Urbano Cairo è un rapporto tormentato, nelle restanti 3 esperienze con lui o subentra o viene esonerato, a tanti anni di distanza ne parla così in un’intervista a Tuttosport: «Io purtroppo ho pagato da un certo punto di vista, lo dico con la massima serenità, l’inesperienza nel mondo del calcio del presidente. Aveva voglia di fare bene, aveva grande entusiasmo e aveva voglia di stupire, al primo tentativo è riuscito a portare il Toro in A ed era un fatto importante, ma poi si è lasciato trascinare da quelli che ne avevano l’interesse».

E allora, meglio provare altro. Un po’ di Liga, tra Levante ed Alaves, ma le cose non vanno bene. Pochissima nostalgia o tentazione dell’Italia, anche quando sembrerebbe profilarsi il ritorno in un’altra città dal profilo metropolitano come Genova.

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Il miglior Gianni De Biasi visto in panchina è quello che guida l’Albania agli Europei del 2016. Vi arriva nel pieno di un’esperienza che nasce 5 anni prima, è il legame di più lunga durata che stabilisce nella sua carriera di mister, così come Brescia lo è stato da calciatore lungo gli anni ’80. Crea un momento storico, mai il Paese ha vissuto calcisticamente un momento così alto. Perde al debutto contro la Svizzera di Petkovic, l’emozione condiziona i suoi, sarebbe strano non fosse così.

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Poi perde con la Francia, 2-0, normale a leggerlo ma non a vederlo perché fino al novantesimo si era sullo 0-0. Infine, batte la Romania 1-0: cross del pescarese Memushaj, uscita a vuoto di Tatarusanu non ancora milanista, colpo di testa vincente di Sadiku. Così si fa la Storia, si scrive in questi casi. Ma si sappia che De Biasi la cittadinanza onoraria e la laurea honoris causa in Scienze Sociali a Tirana l’ha ricevuta prima di questa indimenticabile giornata.

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