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Buon compleanno a… Gianluca Mancini

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Oggi Gianluca Mancini compie 27 anni. Ieri era in campo per Roma-Udinese, la squadra ha vinto 3-0, nonostante un suo tocco di braccio abbia determinato un calcio di rigore che Rui Patricio è riuscito però a neutralizzare.

Mancini è alla Roma da 4 stagioni, ha già superato le 150 presenze in giallorosso e ha rinnovato il contratto prolungandolo al 2027: se non ci saranno intoppi, andrà a raddoppiare quanto fatto finora. Quando ha apposto la sua firma, ha parlato di un «nuovo punto di partenza» e per uno come lui non sono frasi di circostanze, ma impegni veri, verificate nell’impegno quotidiano e nella dedizione che mette alla causa.

Un atteggiamento figlio di quel carattere che appena arrivato a Roma era emerso immediatamente. Gianluca era reduce da un biennio più che positivo a Bergamo, nel 2018-19 aveva chiuso il campionato con 5 reti, una cifra non banale per uno che gioca in difesa e che aveva partecipato da protagonista a un cammino conclusosi con un memorabile terzo posto. Con Gasperini andava al tiro 1,6 volte a partita, come nessun altro in Serie A che partiva dalle retrovie. Eppure, quando arriva nella Capitale e deve farsi conoscere dal suo nuovo pubblico in una lunga intervista al sito del club, è come se non avesse certezze così forti e non certo per timidezza, un termine che non fa parte del suo modo di vivere il calcio: «Non voglio passare per quello che fa troppo l’umile, ma nemmeno oggi mi dico di avercela fatta. Sono giovane e devo fare ancora tanto, anche se sono consapevole di essere arrivato in una squadra importante».

Per capire lo spazio che oggi un giocatore ha nel cuore dei tifosi si può fare una semplicissima prova. Pensate a un po’ di partite recenti e fondamentali, non necessariamente tutte andate bene. Ebbene, nell’immaginario di un amante della Magica, potete stare sicuri che Mancini ha un posto perché quel posto se l’è meritato. Seguiteci nell’elenco, che ovviamente non può che partire da Roma-Feyenoord di Tirana nella settimana in cui la si rigiocherà all’Olimpico con l’obbligo di rovesciare l’1-0 patito a Rotterdam per dare l’assalto a un’altra coppa europea. Non è un particolare di poco conto che la società lo metta nella conferenza pre-finale insieme al capitano Lorenzo Pellegrini. Come un marchio di riconoscibilità delle intenzioni, che poi i 90 minuti andranno a mostrare sul campo, in perfetta coerenza con quanto da lui detto ai media internazionali alla vigilia: «Io non cambierò atteggiamento, sarò aggressivo e con più concentrazione».

Di quella gara lui è uno dei migliori in campo. Un cuore pulsante, in una sfida che richiede la massima attenzione e una grande lucidità nelle emozioni perché gli olandesi fanno di tutto per rimontare il gol di Zaniolo. La Conference diventa un punto forte del suo senso d’appartenenza. Perché Gianluca ne ha difeso l’idea da chi la snobbava riducendola a piccola Coppa: «Lo dicono quelli che vengono eliminati». Perché a fine gara ha percepito immediatamente il significato dell’impresa: «Un’emozione fantastica, dopo 31 anni vincere un trofeo europeo difficile come questo, i tifosi se lo meritano». Infine, perché è diventata una sensazione di forza, una percezione nuova, quella che ha riassunto così per spiegare come mai la Roma quest’anno fosse andata a vincere a San Siro con l’Inter: «Chi ha giocato a calcio sente questa consapevolezza. Oggi ci sentivamo più forti».
Mancini è colui che decide Roma-Juventus presentandosi al limite dell’area e disegnando un diagonale impossibile da prendere. Ed è anche quello che quando perde il derby non ci sta. Non c’è bisogno di spiegare cosa sia quella partita. Per questo, litiga negli spogliatoi con Romagnoli, avviando una discussione che si amplifica non poco.

Anche questo piace a chi tifa Roma. Il fatto che esista uno così: «Da quando sono arrivato ho sentito qualcosa di speciale con questa città e questi tifosi. Ho giocato due anni nell’Atalanta e quando venivo qui da avversario sentivo l’Olimpico come uno stadio passionale. La prima partita da titolare fu il derby, ho sentito questa cosa dentro di me. Voglio sempre dare tutto per la città e per i compagni, è un mio carattere».

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