29 candeline per Federico Di Francesco, centrocampista del Lecce e figlio d’arte di Eusebio Di Francesco, che più di una volta ha affrontato

Oggi Federico Di Francesco compie 29 anni. Ha chiuso la sua prima stagione a Lecce e, come per ogni giocatore che ha vissuto in Salento con Marco Baroni, c’è la soddisfazione di avere centrato l’obiettivo della salvezza e di non essere stati costretti ad aspettare l’ultima giornata per esserne sicuri. E quanto sia importante il risultato ottenuto lo dimostra un estratto della conferenza stampa che proprio il giocatore aveva fatto prima di Inter-Lecce, gara poi persa 2-0: «Ogni stagione è differente: la salvezza, per noi, sarebbe il nostro scudetto. Adesso siamo in una buona posizione di classifica, ma non dimentichiamoci che mancano tre mesi. Arriviamo all’obiettivo il prima possibile». Il suo contributo affinché tutto procedesse per il meglio non è stato ininfluente. Intanto, sotto il profilo della quantità, l’esterno è sceso in campo per più di 2000 minuti, trovando una continuità che non sempre era riuscito ad avere in altre esperienze. Dei 7 campionati trascorsi nella massima serie, questo è stato quello dove ha messo in fila più presenze, molte di più di quelle conteggiate con il Pescara, il Bologna, il Sassuolo, la Spal e l’Empoli. Poi, entrando nello specifico della prestazioni, Federico ha dimostrato quanto bene la società abbia fatto nel proporgli un’esperienza triennale, che in passato è riuscito a vivere senza interruzioni solo a Ferrara.

Sono state 4 le prestazioni nelle quali si è messo in evidenza in maniera particolare ed è indicativo di una certa personalità che sia successo sempre al cospetto di avversari forti e in gare giocate a Via del Mare, dove evidentemente c’è un’atmosfera che carica, come lui stesso ha detto a un certo punto della stagione: «In casa giochiamo alla grande, siamo sulla buona strada. Dobbiamo continuare su questa mentalità, avendo tanti ragazzi giovani e di qualità che crescono di partita in partita». Fantastica è stata la rete fatta in Lecce-Atalanta, un’invenzione frutto di un’azione individuale in un match dove i giallorossi hanno conquistato i 3 punti. Altro colpo di genio è l’assist per Colombo in Lecce-Lazio, altro successo di prestigio. Buonissima la gara nel 2-2 col Milan per la capacità di attaccare nei tempi e nei modi giusti. Infine, anche contro i futuri campioni d’Italia del Napoli è riuscito a scrivere il proprio nome nel tabellino dei marcatori, anche se non è stato sufficiente a evitare la sconfitta.

Nel 2022-23, ed è stata in un certo qual modo una novità, si è parlato più di lui che del padre Eusebio. Succede a tutti i figli d’arte, a quelli famosi e a quelli un po’ meno, di essere messi a confronto col genitore. Anche se Federico, sin dai primi passi col Bologna, aveva raccontato come il loro fosse un rapporto di stimolo reciproco, più che di trasmissione di conoscenze solo per via unidirezionale dal più esperto al più giovane: «Penso che per mio padre vedermi in Serie A sia bello, come per me vederlo allenare. L’orgoglio è reciproco, anche se tendiamo a farci pochi complimenti l’un l’altro. In realtà, scherzando, ci punzecchiamo e questo forse ci aiuta». Nel corso degli anni non sono mancati i momenti nei quali i due si sono trovati contro, con l’allenatore costretto a studiare le contromisure per annullare le qualità del ragazzo che ha fatto crescere.

E sono state non poche le sessioni di mercato nelle quali le voci di una loro compresenza nella stessa squadra sono state ben più che sussurrate.

Tanto che in un caso, alla Roma, Eusebio si sentì in dovere di farle tacere con un’affermazione dal tono e dal contenuto drastico, quanto mai veritiera: «Lo spogliatoio ha dinamiche che non lo consentono». L’augurio che si può fare, nella bella giornata di oggi, è che i due si possano ritrovare nuovamente uno contro l’altro, in un bell’incontro di Serie A nel 2023-24.