Serie A

Buon compleanno a… Federico Balzaretti

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42 anni per Federico Balzaretti, una carriera sulla corsia mancina e ora dietro alla scrivania all’Udinese in cui porta la sua intelligenza

Oggi Federico Balzaretti compie 42 anni. Ha giocato in 7 squadre diverse e oggi è il responsabile dell’area sportiva di un’altra ancora, l’Udinese. Come calciatore ha fatto su e giù la fascia sinistra e tempo fa ha confessato di assomigliare un esterno che stava cercando di ritagliarsi un posto nella Juventus, Luca Pellegrini: «Personalmente io mi rivedo in lui. È arrembante, non è sempre bello da vedere ma ha grande forza, più di quella che avevo io. È molto avanti come percorso: questa è già la seconda stagione di continuità in A. Per me può arrivare in fondo. Ha la personalità per prendersi subito la Juve, non si fa problemi. Una sorta di sicurezza innata che gli permette di non sentire la pressione».

La sensazione è che, abbia esagerato il paragone, quel che ha fatto lui nella sua epoca, partecipando anche alla spedizione azzurra dell’Europeo del 2012, giunta fino alla finale, non è un percorso di poco conto. Ma Balzaretti è certamente un osservatore attento, uno di quelli che sanno esprimere pareri attenti su chi calca i terreni verdi, come del resto ha dimostrato lungo tutta la fase nella quale si è fatto apprezzare come opinionista raffinato. Mai banale nei commenti, un po’ come la sua carriera dove si è fatto apprezzare in tutte le piazze nelle quali ha giocato, è riuscito a mettere radici in luoghi diverse anche quando non vi è stato a lungo. La Roma è stata la sua ultima squadra in pantaloncini maglietta e la prima dietro la scrivania, quando di recente è venuta l’Udinese a giocare l’ha ricordata con affetto: «Roma me la porto per sempre nel cuore. Sono stati anni fantastici da calciatore e da dirigente. È sempre emozionante giocare contro di loro, vedere la curva. per me è un pezzo di cuore».

Parole significative ancor più perché espresse in un giorno nel quale ha svolto bene il suo lavoro da dirigente, facendo sentire la voce della società, dimostrando di avere la scelta di tempo giusta in un calcio dove non si può disertare l’agone mediatico, ancor più se si opera in provincia e si tende il più delle volte a essere sottovalutati.

La sensazione è che Federico abbia fatto tesoro di ogni esperienza fatta in precedenza. Palermo è il luogo dove più ha giocato e a Sky Sport ha ricordato così il periodo e la figura di Maurizio Zamparini che l’ha occupato da protagonista: «Anni straordinari con un presidente dalla lungimiranza calcistica e imprenditoriale incredibile. Aveva una competenza di calcio talmente alta che era un piacere parlarci. Ogni tanto andava oltre le righe ma faceva parte del suo carattere e ai giocatori non ha mai fatto mancare nulla. Si innamorava dei suoi campioni, ma aveva bisogno anche di noi gregari».

Oggi Balzaretti è chiamato a gestire una situazione non semplice. In Friuli arrivato la scorsa estate, smentendolo peraltro in tv una settimana prima che si annunciasse l’ufficialità.

Il club è storicamente un luogo dove circolano idee e si lavora bene, come lui stesso ha detto con un certo orgoglio: «A livello di formazione del talento l’Udinese ha poco da invidiare a chiunque. Per la storia che abbiamo, per il settore che si occupa dello scouting e per il valore dei giocatori in campo». I fronti sui quali agire sono tanti e già il cambio di tecnico, col passaggio dalla gestione di Andrea Sottil a quella di Gabriele Cioffi è stato un passaggio delicato per cercare di riprendere un passo più all’altezza del valore della squadra. Altri elementi di giudizio sul suo operato arriveranno certamente durante il mercato di gennaio, quando ci sarà soprattutto da lavorare per tenere il gioiello Samardzic o, semmai, per massimizzarne il valore della cessione e operare al meglio per sostituirlo.

Recentemente ha definito il suo lavoro all’Udinese «un’esperienza straordinaria». Aggiungendo un convinto: «Mi godo qui ogni momento, come facevo in campo. E lo faccio con maggiore responsabilità». Non gli si può che augurare di continuare così, il calcio italiano ha bisogno di persone come lui.

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