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Buon compleanno a… Evan Ndicka

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Oggi Evan Ndicka compie 24 anni. Lo fa proprio nel giorno in cui la sua Roma inizia il campionato 2023-24 all’Olimpico affrontando la Salernitana

Oggi Evan Ndicka compie 24 anni. Lo fa proprio nel giorno in cui la sua Roma inizia il campionato 2023-24 all’Olimpico affrontando la Salernitana. E la curiosità di molti sarà appuntata sul neo-acquisto annunciato in panchina, il numero 5 (una maglia che nella Capitale non è propriamente leggera, anche perché non associata in certi casi a quella del difensore). «Francese – Evan è nato a Parigi – di padre camerunense e madre ivoriana, Ndicka è cresciuto calcisticamente nell’Auxerre, per poi approdare nel 2018 all’Eintracht Francoforte, con cui un anno fa ha vinto l’Europa League. In Bundesliga ha totalizzato 134 presenze, con 10 gol. Dopo avere militato in tutte le nazionali giovanili francesi, Evan ha recentemente scelto di sposare la divisa della Costa d’Avorio: il sito della Roma lo ha presentato così quest’estate, quando la trattativa è andata a buon fine e il giocatore è arrivato finalmente in Italia. Dove si diceva che potesse essere il suo approdo già nella sessione invernale di mercato, sia la Juventus che il Milan, in contemporanea al club giallorosso, lo stavano monitorando.

Ci sono altri incroci con il calcio italiano che è opportuno ricordare. Uno diventerà un grande motivo d’interesse quando si giocherà il derby e nelle due formazioni della città si andranno ad affrontare due ex compagni di squadra in Bundesliga, Ndicka e Kamada, lo spumeggiante giapponese acquistato dalla Lazio. Un altro è un ricordo, tutt’altro che felice, che verosimilmente si andrà a proporre quando Mourinho e Garcia si vedranno: perché Evan il Napoli lo ha incontrato nell’ultima edizione di Champions League e ha vissuto un doppio incubo. All’andata, in Germania, ha patito oltre misura Lozano; al ritorno, al Maradona, ha inutilmente provato a fermare Osimhen con le cattive ogni volta che il nigeriano se ne andava via, in una situazione avvenuta con una regolarità crudele (per il difensore, non per l’attaccante che pure incassava i colpi).

Ma di argomenti a favore per cancellare quegli episodi ce ne sono, naturalmente, a partire dall’eccezionalità dello status del Napoli raggiunta in quella fase della stagione, tanto che difensori più esperti di Ndicka hanno fatto figure simili. Anche se ovviamente è legittima una sospensione del giudizio, perché di una cosa bisogna essere assolutamente certi, ogni torneo è una storia a sé e gli spostamenti geografici determinano nuove coordinate, sarebbe sbagliato aspettarsi le stesse cose mostrate in precedenza, nel bene come nel male. In fondo possiamo essere tutti d’accordo con Pietro Vierchowod, che nel centro della difesa della Roma c’è stato con tutta la sua personalità, quando ha detto a La Gazzetta dello Sport che «su Ndicka non mi esprimo, i giocatori sono abituato a valutarli dal vivo, nel nostro campionato, non mi piace giudicare dalla tv».

Tornando ai comunicati, non è stato ovvio quello del club che l’ha perso a parametro zero. Si rintraccia una sorta di rimpianto per l’evoluzione della faccenda, nel momento in cui – insieme ai ringraziamenti e agli auguri per il futuro, questi sì rituali e doverosi – si scrive «Ci sarebbe piaciuto vedere Evan all’Eintracht Francoforte in futuro, quindi è un peccato che ci lasci». Un altro è quello di non essere riusciti a chiudere il rapporto con un altro trofeo, dopo quello vinto l’anno scorso con l’Europa League. Un po’ come la Roma, che ha bucato la finale della stessa Europa League, anche Ndicka ha perso il trofeo nazionale all’ultimo atto con il Lipsia, dopo che in semifinale ha partecipato con un gol al successo per 3-2 con lo Stoccarda.

Adesso inizia un’altra storia. Dovrà essere all’altezza delle sue prime dichiarazioni e non sarà semplice: «Prima di tutto spero di inserirmi al meglio nel gruppo. Gli obiettivi me li porrò poi con il tempo, strada facendo. Voglio fare di tutto per aiutare la squadra. Penso che in un campionato con questo tipo di squadre e giocatori, io possa crescere molto, sia dentro che fuori dal campo». Da oggi in poi, inizia la lente d’ingrandimento su ogni sua giocata. In Italia, e a Roma in particolare, è così. Ma forse è proprio questo che si cerca quando si hanno 24 anni: mettersi in gioco, senza paura.

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