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Buon compleanno a… Erling Haaland

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23 anni oggi per Erling Haaland, un attaccante dai numeri fuori dalla norma e per cui manca ancora un definizione definitiva del suo talento

Oggi Erling Haaland compie 23 anni. Ha chiuso la precedente stagione vincendo tutto quello che c’era da conquistare col suo Manchester City, del quale è diventato uno degli uomini simbolo. Accentuando il carattere onnivoro della squadra, che ha travolto tutto e tutti, e spazzando via come un ciclone tutti quelli che in nome della Ragion Tattica avevano posto un dubbio, se non proprio una certezza in senso contrario, sulla sua adattabilità al meraviglioso congegno di Guardiola. Di risposte ne sono arrivate due, forti come una deflagrazione che si è sentita in tutta l’Europa. La prima è un Sì grosso come un plebiscito: Erling in quegli scambi veloci che sembrano originati da un videogioco, ci sta alla perfezione, tanto da chiudere il suo 2022-23 con 52 gol in 53 incontri, meglio è difficile ipotizzare. La seconda è: caso mai il serial killer dell’area di rigore avesse una pausa, o anche solo incontrasse una difesa attenta e un portiere ben posizionato com’è successo a Istanbul nella finale di Champions, la squadra riesce a prevalere anche senza il suo contributo.

Ed è esattamente questo, da decidere se in misura maggiore o minore rispetto al primo pezzo di ragionamento, che rende i Citizens l’avversario da battere tanto in Premier League quanto nelle competizioni internazionali per un 2023-24 che potrebbe essere persino di più. Per tutti e per lui, che da quando è uscito dalla sua Norvegia, tra Salisburgo, Borussia Dortmund e per l’appunto Manchester City, ha giocato 169 e messo alle spalle dei malcapitati portieri 167 palloni. Forse il termine “mostro”, con il quale ormai lo si accompagna spesso, è riduttivo. C’è bisogno di altre categorie interpretative, di qualcosa che vada oltre il già conosciuto.

Quando a gennaio di quest’anno, GQ Sports lo ha messo in copertina, il giornalista Oliver Franklin-Wallis ha iniziato il pezzo proprio raccogliendo le tante definizioni che circolano a suo riguardo: «Da come ne parlano, sembra di ascoltare un racconto tratto da qualche antica leggenda, la rievocazione di una figura folkloristica, la storia di una creatura proveniente da un’altra dimensione». Lo hanno definito «un mostro» (Arsene Wenger), una «forza della natura» (Jurgen Klopp), un «fenomeno da baraccone» (Paul Dickov). Pep Guardiola reputa le sue statistiche di rendimento sul campo «spaventose»; «semplicemente fuori dalla norma», commenta Thierry Henry. I portieri avversari, a partire da Kamil Grabara dell’FC Copenaghen, lo descrivono come «sovrumano». Le similitudini si susseguono a dismisura: è «paragonabile ai supereroi dei cartoni animati» (Jan Åge Fjørtoft), ricorda il «primo Mike Tyson» (Troy Deeney), è praticamente una «bomba» (Owen Hargreaves). Anche i giornali più informati e seri hanno perso la testa. Il quotidiano spagnolo d’informazione sportiva Marca lo dipinge, addirittura, alla stregua di un cyborg. Il New York Times gli dà la qualifica di «anomalia di sistema» e il Guardian, con un guizzo di fantasia in più, di «yeti famelico di gol proveniente dal nord».

Se ci pensate, siamo tutti un po’ prigionieri di questa visione, abbiamo bisogno di contenerla in una formula per acquisirla fino in fondo. Probabilmente quest’ansia classificatoria, è anche figlia del dopo Lionel Messi-Cristiano Ronaldo che abbiamo vissuto. Sta succedendo anche nel tennis, dopo nel momento in cui termina l’epopea Federer-Nadal-Djokovic e compare Alcaraz, è tutto una comparazione per capire se siamo al cospetto di un giocatore capace di stare dentro quell’irripetibile genia e – se fosse così – sarebbe una notizia fantastica. La Pulce è stato la quintessenza del 10 nel calcio più dinamico; CR7 ha spostato l’area di competenza del bomber iper-efficiente dall’area alla sinistra. I numeri 9, invece, ci dicevano e ci sembrava, erano in crisi, alcuni scomparsi, altri imbastarditi, il centravanti è lo spazio dicevano i guardiolisti e poi arriva lui e sposta le frontiere in avanti, confonde la percezione e segna senza interrompersi.

Primum c’è il tornado e le sue conseguenze, poi si può filosofeggiare, se la casa resta in piedi dopo il suo passaggio. Farà epoca certamente, Erling, perché l’ha già fatta e siamo fortunati a poter dire di viverla in diretta.

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