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Buon compleanno a… Cristiano Lupatelli
Oggi Cristiano Lupatelli compie 45 anni. Chissà se gli verrà in mente che un suo coetaneo, Gigi Buffon, continua alla stessa età a fare il suo precedente mestiere, mentre lui è da 8 anni che i portieri li allena
Oggi Cristiano Lupatelli compie 45 anni. Chissà se gli verrà in mente che un suo coetaneo, Gigi Buffon, continua alla stessa età a fare il suo precedente mestiere, mentre lui è da 8 anni che i portieri li allena facendo questo percorso: Fiorentina e Juventus Primavera, Juventus Under 23 e, infine, Perugia. Da un po’ di tempo non fa più notizia, mentre in precedenza, invece, è stato capace di finire al centro dell’interesse in moltissime occasioni. Finendo così per essere protagonista di una bella storia, da protagonista riconoscibilissimo: capelli rasati; basettoni lunghi che non si vedono spesso; e, ad un certo punto, la scelta rivoluzionaria di aggiungere sulle sue spalle un numero zero, diventando così un 10. Una scelta accusabile di lesa maestà nei confronti del ruolo più magico e raccontato del calcio, anche se lui la presenta con molta semplicità, proponendola quasi come un atto di goliardia: «Una scommessa con gli amici. É nato tutto per scherzo, ed è diventato realtà. Una cosa credo divertente e simpatica». Peraltro proprio Buffon, all’addio di Del Piero, disse in un’intervista che aveva pensato di fare la stessa cosa: ma ci aggiunse un «magari» di troppo, chi lo ascoltò non gli diede troppo credito o fece finta di niente, non avrebbe avuto un grande senso per il numero uno dei numeri 1 andare a complicare la sua leggenda.
Lo spagnolo Eduardo Macia, un dirigente che ha girato il mondo, quando ha conosciuto Lupatelli ha espresso uno dei giudizi migliori che possa ricevere un giocatore: «Il calcio ha bisogno di gente come lui, che si impegnano come lui». Il percorso di Cristiano ha preso le mosse da un grande episodio, uno di quelli ottimi per iniziare una storia: il debutto in Serie A, già emozionante di suo, avviene in una partita sentitissima: «Non è da tutti, esordire in serie A in un derby: Roma-Lazio, era il 25 marzo 2000». Sono anni importanti nella capitale, lo scudetto passa da una squadra all’altra e lui se lo vince in giallorosso nel 2001.
Poi, una neopromossa decide di puntare su di lui, gli affida il ruolo di titolare e lui ne diventa un simbolo. Giocare nel Chievo Verona non è uguale a nessun altro posto in Italia. É una squadra di quartiere, che si prende il lusso di proporre un’idea rivoluzionaria: salvarsi non con la tradizionale retorica della sofferenza, ma proponendo un gioco coraggioso, all’attacco, divertente. Lupatelli sembra un portiere dell’Olanda anni ’70, con la consapevolezza della necessità di essere coerente con lo spirito del resto della squadra: «Il nostro ruolo è molto cambiato negli ultimi anni: oggi non puoi accontentarti di essere bravo tra i pali, ma devi saper giocare coi piedi e anche impostare l’azione di ripartenza se necessario. Da questo punto di vista devo dire di essermela sempre cavata bene, non sono certo un portiere all’antica».
Solo in Veneto e successivamente in una stagione alla Fiorentina è titolare. Il ruolo di vice lo interpreta sempre con grande professionalità in diversi contesti. Ci sono esperienze di breve durata, giusto una stagione, e dove deve accontentarsi delle briciole, gli impegni non arrivano neanche a contarsi sulle dita di una mano. Succede al Bologna e al Genoa, per esempio. Si propone sempre col giusto atteggiamento, sa di essere una riserva e lavora per farsi trovare pronto: «In carriera ho avuto i miei alti e bassi, come tutti: l’unico rimpianto, se così si può definire, è che nei momenti migliori alcuni piccoli infortuni mi hanno impedito di sfruttare al meglio la parabola ascendente».
L’ultima società è la Fiorentina. Gioca un solo spezzone di gara nel primo anno, a fine campionato prendendo il posto di Viviano in un fine partita. Dopo due stagioni, la società decide di prolungare per un anno il contratto. Una mossa a sorpresa, per certi versi, e i compagni di squadra glielo ricordano irrompendo nella conferenza stampa che fa l’annuncio.
Ma lui è pronto, allenato da quanto succede tra i pali. E quando dichiara che una grande società del Nord lo vuole con una certa insistenza e svela chi è, allora sì, davvero, il numero 1 si è trasformato definitivamente in un numero 10, in un fantasista in grado di lasciare la platea a bocca aperta.