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Buon compleanno a… Andryi Shevchenko

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Oggi Andryi Shevchenko compie 47 anni. Parlare del calciatore che è stato vale soprattutto per chi non l’ha visto in campo

Oggi Andryi Shevchenko compie 47 anni. Parlare del calciatore che è stato vale soprattutto per chi non l’ha visto in campo. Ma sono pochi, pochissimi, coloro che non lo conoscono perché quello che ha fatto al Milan – e non solo – è talmente incastonato nella storia che è praticamente impossibile sfuggire a un racconto dove lui è protagonista, a meno che non si voglia sapere nulla di cosa significhi essere un attaccante nel calcio contemporaneo. Sheva ha incarnato la modernità. Lo ha fatto arrivando da quella splendida scuola che è stata la Dinamo Kiev e per 12 anni, un periodo lunghissimo, ha segnato in doppia cifra, cesellando capolavori con uno stile assolutamente riconoscibile. Il resto lo ha fatto la sua persona, la sua pacatezza, il suo modo preciso di spiegare le cose. Nell’ultimo periodo è sempre stato più raro parlare di pallone con lui. Lo ha fatto in occasione dell’ultima gara delle qualificazioni europee, quando ha espresso pubblicamente la sua stima nei confronti del nuovo Commissario Tecnico della nostra Nazionale.

Oppure quando nella scorsa Champions League ha provato a infondere coraggio al suo ex club in occasione del doppio derby con l’Inter, memore dei suoi tempi quando averlo in squadra significava andare fino in fondo e vincere la coppa delle grandi orecchie anche grazie ai suoi exploit. Perché una cosa aveva Andryi, una caratteristica fondamentale: segnava tanto ed era una macchina produttiva che non tradiva negli appuntamenti fondamentali. Da allenatore, le sue ultime esperienze sono state agli antipodi. Ha guidato l’Ucraina sino ai quarti di finale dell’ultimo Europeo. Da mister del Genoa, invece, non è riuscito ad andare oltre una breve avventura, ma al momento dei saluti, secondo quanto riportato da La Repubblica, ha fatto un discorso da brividi ai giocatori: «Sono un allenatore giovane, ma qualcosa nel calcio ho fatto e nella mia carriera ho visto da dentro tantissimi stadi, in tutte le parti del mondo. Però uno stadio come il Ferraris non l’avevo mai vissuto prima: è straordinario, perché sono straordinari i tifosi del Genoa. Dovete cercare di salvare la Serie A per loro. In questi due mesi, col mio staff, abbiamo dato tutto quello che potevamo. L’essenziale nella vita è potersi guardare allo specchio la sera e io so di poterlo fare. Cercate la salvezza per questi ragazzi che creano ogni volta un’atmosfera incredibile e che in mezzo alle difficoltà non ci hanno mai abbandonato».

Di parole sofferte è stata la sua vita, da quando il suo Paese è stato attaccato dalla Russia. Di testimonianze espresse nei contesti più vari per generare moti di solidarietà ovunque. In un’intervista a Ladbible Tv ha anche dichiarato di avere avuto la tentazione di arruolarsi nelle milizie: «Ho pensato tante volte di andare a combattere, ma probabilmente non era la soluzione migliore. La soluzione migliore è usare le mie connessioni, iniziare a parlare della guerra, contribuire con aiuti umanitari, aiutare i rifugiati, creare i programmi (di sostegno) e parlare con le organizzazioni caritatevoli». Ha viaggiato in auto da Londra a Kiev per incontrare il presidente Zelensky, convinto che «Oggi, quando il mio Paese soffre per la guerra, la mia priorità non è il calcio, ma aiutare l’Ucraina». Pochi giorni fa ne è diventato il consigliere.

Ha ringraziato la città di Milano e l’Italia per l’accoglienza a tanti profughi: «Il mio popolo sta cercando di difendersi e difendere la sua casa, la sua famiglia, penso che noi dobbiamo difenderci fino in fondo per avere il futuro libero. La mia gente desidera fare parte dell’Europa. Qui i giovani ucraini possono cercare di finire la scuola, di tranquillizzarsi e di essere inseriti nel miglior modo possibile nella comunità italiana». Quando è sceso in un campo di calcio, lo ha fatto per Game4Ukraine, per raccogliere fondi per le vittime del conflitto. E ha trovato le parole giuste, in ogni dove, per tenere viva l’attenzione, ben sapendo che ci si abitua a tutto, fino a considerare normale ciò che continua a essere un orrore: «Chiedo a tutto il mondo di continuare a supportare il nostro Paese.

Oggi ho visto un bellissimo filmato che racconta questo anno di guerra e l’emozione delle persone, che nel momento più difficile, hanno la forza di andare avanti. Durante i bombardamenti le persone nei bunker cantavano, ci sono delle immagini bellissime. Il campionato ucraino non si è fermato, un altro indice di forza e volontà di resistere. La solidarietà che abbiamo avuto, non solo dal mondo del calcio, ma in generale, è incredibile. Ci sono circa sette milioni di rifugiati ucraini che sono scappati e tutti li hanno accolti. Stiamo parlando di tante madri e figli, perché gli uomini sono rimasti a lottare». Quando lo rivedremo su una panchina sarà un bellissimo giorno. Vorrà dire, probabilmente, che la pace è finalmente arrivata, grazie anche all’impegno che tantissimi come lui non hanno mai smesso di alimentare.

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