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Buon compleanno a… Alessio Cerci

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Alessio in tante circostanze, persino all’interno di una gara giocata più che come si deve, improvvisamente si scaricava

Oggi Alessio Cerci compie 36 anni. Ci sono molti suoi colleghi che a quest’età ancora stanno dentro un calcio di vertice, lui ha mollato da un po’ e probabilmente nessuno è particolarmente stupito dalla circostanza: in fondo, ci sono quelli proprio come lui, che in ogni partita che hanno giocato ti hanno fatto pensare alla voglia.

Che è un attributo dei giocatori di talento, ma anche una risorsa con una sua dimensione finita, non è una scorta inesauribile. Alessio in tante circostanze, persino all’interno di una gara giocata più che come si deve, improvvisamente si scaricava. E immaginiamo quanti discorsi con gli allenatori per correggere questo difetto di struttura, sul quale spesso è impossibile intervenire: se cerchi di regolarlo, finisci per perdere il funzionamento. Quando finalmente ottieni la continuità, perdi le giocate di fantasia, finisci per diventare uno come gli altri. E non era proprio il suo caso, non ha fatto il calciatore per questo.
Cerci è stato il pupillo di Gian Piero Ventura. Talmente tanto che in una confessione di non troppo tempo fa ha spiegato attraverso di lui il suo mancato salto di qualità quando ha provato la strada della Liga: «Con l’Atletico Madrid non sono riuscito a esprimermi come nei due anni fantastici nel Torino. Forse sono stato un po’ pigro nel pensare che bastasse il mio talento per giocare in Champions League: dovevo lavorare un po’ di più per formarlo meglio. Avrei dovuto fare io un contratto a Ventura per poter stare sempre con lui. Abbiamo avuto un rapporto speciale, spesso anche con confronti e discussione. Uno dei pochi a capirmi fino in fondo e valorizzarmi». Un rapporto profondo, forte, necessario. Quando l’ex Ct della Nazionale si è ritrovato a Salerno in Serie B, ha subito pensato a lui: «Era fermo da due anni, dimenticato da Dio. Mi serviva un giocatore di qualità ed esperto. Era svincolato ed è venuto con uno stipendio di categoria. Se non ha più infortuni e disavventure, senza ansie, può ancora farci vincere, magari le ultime cinque partite». Finendo i ragionamenti sul suo pupillo con la definizione che potrebbe racchiuderlo meglio: «È uno Swarovski: brilla se lo lucidi, se no si rompe». Un accostamento che lui ha trovato calzante: «È una definizione nella quale mi ritrovo. Lo dimostra la mia carriera, fatta di alti e bassi. Ora sono sicuramente più maturo, nel corso di questi anni ho fatto qualche errore di valutazione ma ho dovuto digerire anche tante cattiverie gratuite». Oggi Alessio allena un’accademia del Frosinone, ha scelto di intraprendere la professione di allenatore, sicuramente tutte le sfaccettature di quell’intesa se le porterà dietro, le andrà a verificare nel lavoro quotidiano.

Ci troviamo, insomma, in quel lunghissimo capitolo del romanzo calcistico occupato dal giocatore genio e sregolatezza, il fantasista che adori e poi detesti per tutte le volte che ti tradisce, per poi chiedergli scusa per come ti ha sorpreso quando sembrava a terra e ha sfoderato la prestazione da campione. Cerci è uno che ha diviso sempre, fino ad accendere discussioni social abbastanza clamorose sui voti in pagella ricevuti.

Per questo, oggi che è una giornata di festa, vogliamo celebrare tre partite speciali, di quelle che hanno fatto pensare bene tutti tutti, nessuno escluso.
1) 2013-14, Torino-Cagliari 2-1. Arriva da un periodo anonimo, all’interno di una stagione di grande livello. Inventa un pazzesco cross uncinato per il gol di El Kaddouri e segna una rete con una fuga che qualcuno paragona alle accelerazioni di Usain Bolt.
2) 2015-16, Milan-Sampdoria 4-1. Infiamma San Siro avviando l’azione che sblocca il risultato e regala l’assist a Luiz Adriano
3) 2017-18, Sassuolo-Verona 0-2. Mette due volte Valoti davanti alla porta, confermandosi un esterno che sa pescare come si deve i compagni piazzati in zona gol.

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