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Buffon a 360°: «Io, giovane ultrà che faceva c*****e di ogni tipo. E quella canna…»

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Gigi Buffon si racconta a Vanity Fair tra ricordi d’infanzia e situazioni al limite: «Come quella volta della manganellata della polizia»

Gigi Buffon si racconta e racconta aneddoti di ogni genere e tipo a Vanity Fair. Il numero uno del Paris Saint German ha ricordato la sua infanzia legata a qualche episodio al limite del consentito: «Ero ultrà, del Commando Ultrà Indian Tips, il nome del gruppo di tifosi che seguivano la Carrarese, ancora ce l’ho stampato sui miei guanti. Incontravo gente di cui si parla tanto senza saperne nulla. Ragazzi normali, sognatori, idealisti. Alcune persone interessanti e qualche deficiente… Da ragazzo covavo una sensazione di onnipotenza e invincibilità. Mi sentivo indistruttibile, pensavo di poter eccedere, di fare quel che volevo. Mi tengo ben stretta la sana follia dei miei vent’anni. Ho fatto le mie cazz…, ne ho assaporato il gusto e in un certo senso sono contento di non essermene dimenticata neanche una».

E racconta anche due aneddoti più o meno noti del suo passato, la manganellata ricevuta dalla polizia. «È una storia che risale a vent’anni fa. Dopo una partita diedi un passaggio a un tifoso del Parma. Al casello c’era un posto di blocco della polizia. Appena vide le luci blu, lui si dileguò. A confronto con loro rimasi solo io» e il suo no secco e costante alle droghe: «Ho accuratamente evitato di drogarmi e doparmi, al massimo una canna. Semmai ricordo la nuvola di fumo che avvolge i tifosi della Casertana, una nebbia provocata non dai fumogeni, ma da 200 canne fumate tutte insieme: è come se la vedessi ora».

Ma Buffon non teme di parlare anche di argomenti spinosi come l’immigrazione e gli sbarchi: «Se affonda un barcone a Lampedusa e muoiono 300 persone ci commuoviamo e pensiamo anche ad adottare i bambini rimasti orfani, ma se non affonda ci lamentiamo dell’ingresso di 300 immigrati e ci chiediamo cosa vengano a fare». Parole forti anche sugli scontri di Milano che hanno causato la morte di un ultrà: «È difficile provare a contestualizzare quanto successo a Milano. L’odio è un vento osceno, da qualunque parte spiri, non solo in uno stadio perché ho il forte sospetto che il calcio, in tutto questo, reciti soltanto da pretesto».

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