2018

L’ultimo inverosimile annus horribilis di Gigi Buffon

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Ve lo avessero raccontato a bocce ferme, ci avreste creduto? La cronistoria dell’ultimo anno di Gianluigi Buffon, tra Italia e Juventus

No, non ci venite a raccontare che lo avevate previsto perché faremmo fatica a crederci. Riportiamo il calendario ad agosto: Gianluigi Buffon ha davanti l’ultimo anno della sua invidiabile carriera, epilogo a cui ha da chiedere due espresse speranze. Quella di trovare una sorta di riscatto nella competizione più nota dello sport planetario, il Mondiale di calcio, dopo le due eliminazioni incassate al primo turno dall’Italia sia a Brasile 2014 che a Sudafrica 2010. Di pari passo la speranza mai svanita di alzare al cielo l’unico trofeo che manca alla sua collezione di successi: la Champions League. Sempre accarezzata, mai agguantata. Il rischio di giocare un’ulteriore stagione a 40 anni suonati si sposa proprio con queste due esigenze: firmare un passo d’addio più vicino possibile ai suoi sogni.

Buffon ed Italia

Gigi va avanti, gioca le qualificazioni ai Mondiali e i successivi spareggi, nonostante la circostanza per cui il movimento che invocava l’atteso ricambio generazionale acquisiva un numero sempre maggiore di adepti. Nella disfatta con la Svezia, non quella della fase a gironi che – vale la pena ricordarlo – è tutt’altro che una pagina nera, c’è anche il suo nome. O meglio: quando sei il capitano e il simbolo della nazionale italiana, c’è soprattutto il suo nome. L’Italia riesce clamorosamente a perdere lo spareggio con la Svezia e segna la pagina più nera della sua storia calcistica: per Buffon viene meno il primo pensiero, uno dei due fuochi che lo hanno indotto a continuare, ossia chiudere la sua carriera con un Mondiale e magari – seppur non vincendolo – esprimendosi al livello di una nazionale che porta il nome e i successi dell’Italia.

Buffon ed Italia, fase 2

Per quanto la storia abbia già tutti gli elementi per essere definita burrascosa, non finisce qui. Alla stragrande maggioranza degli addetti ai lavori appariva logico e sensato, dopo il più grande fallimento nella storia dello sport italiano, che la cosiddetta vecchia guardia lasciasse il posto alla nuova generazione. Un ricambio nudo e crudo, come a suo tempo operò la Germania: ripartire dai giovani, dai migliori e più talentuosi giovani in circolazione, concedergli il tempo di sbagliare e conoscersi. Di fare gruppo. Di creare una nazionale, di mettere insieme i pezzi di un’Italia incenerita dall’esito degli spareggi. Si riparte, pronti via, con le due amichevoli della nuova era: il ct è Di Biagio, in porta c’è Gigi Buffon. Diventa difficile spiegarlo ed in effetti l’imbarazzo dei protagonisti è vistoso, dopo le lacrime d’addio nello scenario di San Siro: si ricorre ad artifici del tipo uno con la sua esperienza serve per fare da guida ai nuovi giovani, ma la spiegazione non è convincente. Non ce ne voglia nessuno. Dalla leggenda del 2006, dal capitano di tante battaglie, Gigi Buffon si è inspiegabilmente preso la parte del peso da smaltire. Inverosimile.

Buffon e Juventus

Due finali di Champions League perse negli ultimi tre anni, contro Barcellona e Real Madrid (le uniche avversarie contro cui la sua Juventus avrebbe in quegli specifici momenti perso la partita), a cui va sommata la finale dell’edizione 2002-03 nel derby italiano con il Milan. Tre finali disputate, zero vittorie. Buffon si gioca l’ultima chance della sua carriera, con una Juventus ancora forte, magari in parte modificata nel suo scheletro con lo scorrere degli anni ma sempre abile a reinventarsi competitiva. Qualificazione alla fase ad eliminazione diretta ottenuta senza patemi: già agli ottavi però succede qualcosa di cruciale, anche e soprattutto in termini di segnali. La sua Juventus gioca una rivedibile gara d’andata con il Tottenham e parte male anche nel tempio di Wembley nell’atto secondo: va sotto, deve recuperare due gol. Lo fa con i soliti Higuain e Dybala, in tre minuti. Il resto lo fa la ancor più solita difesa: impenetrabile nel finale, quel che passa lo para Buffon. La Juventus arriva con il morale a mille alla sfida con il Real Madrid: c’è tutto, convinzione nei propri mezzi e volontà di rivalsa dopo la sciagurata disfatta di Cardiff.

Buffon e Juventus, fase 2

Ripetiamo la stessa litania espressa per la doppia sfida con il Tottenham, alla massima potenza: il primo atto termina addirittura con un roboante 0-3. Definitivo, a detta di molti, non di chi conosce perfettamente le sette vite che sa tirare fuori questa Juventus. Al Bernabeu accade il miracolo – se volete chiamatelo così – ed i bianconeri ribaltano completamente il risultato dell’andata: 0-3 nella sfida di ritorno, si va verso inevitabili supplementari. Ma il destino è lì pronto a disegnare l’ennesima delle sue trame: contatto BenatiaVazquez, il direttore di gara ravvisa gli estremi per la concessione del calcio di rigore. Buffon impazzisce ed in tanti al suo posto lo avrebbero imitato: eri ancora lì per due ragioni e la prima se ne è già andata via nella notte di San Siro contro la Svezia. E sei conscio che la tua squadra, quella sera, ha scritto forse la pagina più epica della sua recente storia. Poteva riuscire soltanto alla Juventus, dirà poi Buffon, che ad onor del vero dirà tante altre cose sull’inadeguatezza dell’arbitro e dei suoi criteri di giudizio, sulla sua personalità per vivere a certi livelli e addirittura sulla sua sensibilità. Al punto tale da prendersi anche in questo caso gli sfottò di turno: celeberrimi i giochi di parole costruiti sul bidone dell’immondizia con cui Buffon ha descritto il cuore del malcapitato Oliver. Riportiamoci ad agosto e guardiamo ad oggi: non riusciamo a comprendere. Se ce lo avessero raccontato, avremmo dato del folle al nostro interlocutore. Da leggenda che vuole chiudere da leggenda a peso da smaltire nell’Italia e capitano troppo fumoso della Juventus, che neanche sa gestire il momento. Perché magari quel rigore a Cristiano Ronaldo glielo avrebbe anche parato. Ovviamente il sentore del popolo, in questi casi, assume posizioni nette e dimentica le sfumature. La certezza è che a Buffon, dopo un anno del genere, difficilmente basterà l’eventuale conquista dello scudetto.

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