2013

Brescia, Giampaolo: «Volevano farmi passare per squilibrato»

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NOCERINA SALERNITANA GIAMPAOLO – Intervenuto attraverso il quotidiano ‘La Repubblica’ Marco Giampaolo, ex allenatore del Brescia, interviene in merito ai fatti di Salernitana-Nocerina dello scorso fine settimana: «Dei fatti di Salerno ho pensato a quanta fatica e dolore devono essere costati quei comportamenti all’allenatore Fontana, che conosco, e ai suoi giocatori. Certo, è un danno enorme per l’immagine del nostro calcio, ma anche una ferita per chi, minacciato, ha dovuto umiliarsi, cedere a una prepotenza».

A BRESCIA – Giampaolo racconta la propria esperienza: «A Brescia trovo una situazione tesa: gli ultrà ce l’hanno col presidente Corioni che non ha confermato Calori, che pure aveva fatto un ottimo lavoro arrivando ai playoff. Se stanno con Calori non possono spasimare per me, ma soprattutto non accettano Fabio Gallo, che avevo scelto come vice. Non s’è capito bene se perché ha giocato nell’Atalanta, che gli ultrà bresciani odiano, o perché ha esultato dopo un gol. Fabio va a un incontro con gli ultras, chiesto dalla Digos, e gli ribadiscono che a Brescia non deve lavorare. E lui, per non crearmi problemi, rinuncia all’incarico. Faccio l’errore di rimanere per il debito di riconoscenza a Iaconi. Del resto la rosa mi sembrava adeguata a quello che Corioni mi aveva chiesto: salvezza tranquilla e valorizzazione dei giovani il primo anno, crescita e puntare alla promozione il secondo. Ma il presidente quando andava nei club parlava di promozione subito, così hanno iniziato a fischiarmi dopo il secondo pareggio a Bari…. Mi fanno andare dai tifosi perché dicono che serve un chiarimento, io scortato da due uomini della Digos faccio un altro errore, li incontro entrando in un locale sovrastato dalla scritta ‘Polizia di Stato'”. Ci sono lì otto o dieci ragazzi. Uno lo riconosco, dev’essere il capo, era venuto a mettermi una sciarpa al collo il giorno della presentazione ufficiale, e a dirmi che non volevano Gallo. Gli dico che con lui non parlo perché era già prevenuto. Un altro mi critica sul modulo di gioco. Se non sei soddisfatto, gli rispondo, vai da Corioni e digli di esonerarmi. Mi guardano storto ma non c’è nessuna minaccia, questo l’ho detto anche alla Digos quando mi ha chiesto informazioni, a distanza di tempo. Questa però è la classica goccia che fa traboccare il vaso. La vivo come un’umiliazione assurda e dico basta. Avviso Iaconi e Fabio, il figlio del presidente. Allerto i miei collaboratori perché provvedano all’allenamento del giorno dopo. Mando un messaggio a Zambelli, il capitano. E non mi muovo da casa, a Brescia. Non parlo per non disturbare l’ambiente. Hanno cercato di farmi passare per uno squilibrato, hanno messo di mezzo ‘Chi l’ha visto?’, hanno cercato di farmi cambiare idea ma non l’ho cambiata. E’ una questione di dignità».

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