Brambati: «Dovevo andare alla Samp ma Mancini non mi ha voluto. Al Toro con Junior e Radice, mi chiamavano come un giocatore del Verona. Io playboy? Vi dico questo»
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Brambati: «Dovevo andare alla Samp ma Mancini non mi ha voluto. Al Toro con Junior e Radice, mi chiamavano come un giocatore del Verona. Io playboy? Vi dico questo»

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Massimo Brambati si racconta a La Gazzetta dello Sport: gli anni al Torino, il mancato passaggio alla Samp dello Scudetto e la fama da playboy

Massimo Brambati è molto conosciuto oggi per le sue apparizioni televisive. In passato è stato un calciatore, noto soprattutto per l’esperienza al Torino. Ecco cosa ha raccontato a La Gazzetta dello Sport.

NEL 1991 DOVEVA ANDARE ALLA SAMP – «Mi voleva Gianluca Vialli, ci conoscevamo dai tempi della Nazionale Militare. Anni fa, Luca Pellegrini, che della Samp scudetto era il capitano, mi raccontò che Roberto Mancini chiese a Vialli: “Scusa Luca, tu, con Brambati, vuoi prendere un calciatore o un comico?”. L’affare saltò».

RIMPIANGE DI ESSERE ANDATO DA COSTANZO IN TV – «Assolutamente no. Forse mi pento di non aver seguito un consiglio di Maurizio: mi disse che in tv funzionavo e che avrei dovuto lasciare il calcio per lo schermo, ma avevo 25-26 anni e volevo giocare. A Costanzo sarò grato per sempre, mi ha insegnato a stare in tv, cosa che mi è servita per le varie trasmissioni a cui ho partecipato, tra reti nazionali e private. Quando è morto, ho mandato un messaggio a sua moglie, Maria De Filippi, e la risposta di Maria ancora mi commuove».

IL TORO – «Di recente a Torino sono andato a rivedere il pensionato in cui vivevo. Il debutto in Serie A nel 1986, Torino-Milan 2-0, Gigi Radice che mi fa entrare al posto del grande Junior. Una volta, in allenamento, provavamo i cambi di gioco da una fascia all’altra e venni abbinato a Junior. Lui da 40-50 metri mi serviva la palla sui piedi. Io no, gliela lanciavo sbilenca, a metri di distanza. Così prese un fazzoletto e lo sventolò: “Ehi, Briegel, io sto aqui!”. Radice – di cui facevo l’imitazione in spogliatoio, e lui si divertiva – mi chiamava Briegel perché diceva che gli ricordavo il tedesco del Verona. Il Toro mi è rimasto dentro e ai tifosi dico che il presidente Cairo ha salvato la società e la tiene in Serie A a buoni livelli. Il calcio è complicato e Cairo è un imprenditore di successo. Non so in quale serie giocherebbe il Toro, senza Cairo».

IL PLAYBOY – «Fermi. Le donne non sono trofei da esibire, ma compagne di vita. Ora sono fidanzatissimo con Corinna Dentoni, tennista professionista, è stata numero 130 al mondo. Ogni tanto accetta di giocare con me e mi batte quasi sempre 6-0, 6-0. A volte vinco un game, perché anch’io, fino a 16 anni, ho fatto tennis agonistico e qualcosa mi è rimasto».

HA UN FIGLIO DA PAOLA CARDINALE – «Sì, però amo Corinna e spero, anzi prego che sia l’ultima donna della mia vita. La amo proprio».

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