2014

Bradford, De Vita: «Se chiamasse la Lazio tornei in Italia a piedi»

Pubblicato

su

Il calciatore italiano gioca in Gran Bretagna dal 2003

BRADFORD INTERVISTA DE VITA – Una carriera fin qui trascorsa lontano dalla madrepatria Italia, suddivisa tra Blackburn, Livingston, Swindon ed infine Bradford, formazione di Sky Bet League One; parliamo di Raffaele De Vita, esterno sinistro classe 1987 che, intervistato da Gianluca Di Marzio, racconta la sua storia calcistica: «Il mio sogno calcistico inizia a quindici anni, con l’approdo all’Atletico 2000.All’Atletico 2000 rimasi meno di una stagione, perché a febbraio avevo già firmato con il Blackburn Rovers. La mia avventura in Inghilterra inizia nel luglio del 2003, avevo sedici anni e venni inserito nella formazione under 17. Sicuramente l’impatto con la nuova realtà non fu facile, ma forse a quell’età non ti rendi conto veramente di quello che ti succede. Venni contattato da un signore romano che avevo conosciuto qualche mese prima, mi disse che insieme ad un altro italiano avevano acquistato il Livingston, società di prima divisione scozzese, ed avevano grandi progetti per il futuro. Così firmai per tre anni. L’esperienza iniziò malissimo, mi infortunai al crociato nella prima amichevole e in quei giorni ho dovuto fare i conti con l’evento più doloroso della mia vita, la perdita di mio padre».

 

DI CANIO – Una carriera altalenante finora per il ragazzo di Fontana Candida, zona di Roma, che però ha vissuto un apice personale nel periodo allo Swindon, con l’incontro con una leggenda vivente della Lazio, per lui tifoso biancoceleste, come Paolo Di Canio: «Fu un emozione fortissima, per me era una figura quasi divina. Ricordo ancora la mia cameretta tappezzata dai suoi poster durante i miei anni al Blackburn. E’ stata l’esperienza più bella che ho fatto fin’ora, un allenatore come lui è difficile da trovare: ha una passione fuori dal comune, riesce a motivarti in qualsiasi momento. Allo stesso tempo, è esigente e perfezionista». Ultima battuta sul suo futuro: «Ho il terrore di dover essere costretto a tornare a giocare in Italia un giorno. Ma se chiamasse la Lazio tornei in Italia a piedi. Giocare nella Lazio è il mio sogno fin da quando ero bambino».

Exit mobile version