2018

Borriello svela: «I 50mila euro a gol a Cagliari? Ci fu una rissa con Joao Pedro»

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Marco Borriello si racconta sognando ancora il Milan: «Non sarei mai andato via da lì, non sarebbe male tornare per chiudere a San Siro»

340 presenze in Serie A, 96 reti e ora svincolato. La situazione paradossale vissuta da Marco Borriello che dopo la brutta avventura passata alla Spal, si ritrova senza squadra. Intervistato ai microfoni de ‘La Gazzetta dello Sport’, Borriello svela la sua verità sul rapporto con gli emiliani: «l 10 dicembre in casa contro il Verona fui sostituito sullo 0-2, lo stadio mi fischiò, io ci restai male e replicai con un applauso sarcastico. Lì ci furono i primi screzi. E poi, prima di Natale, mi infortunai al polpaccio. Era uno stiramento di pochi millimetri, eppure non si sanava mai e i medici della Spal non riuscivano a risolvere il problema. La società fece passare un messaggio negativo, come se io non volessi allenarmi e fossi un lavativo. E ho fatto a spese mie nove risonanze magnetiche in giro per l’Italia».

Iniziò a quel punto un vero e proprio braccio di ferro con la società: «Pensi che un giorno mi hanno anche aggredito per strada. Facevo due sedute al giorno cambiandomi in uno spogliatoio diverso rispetto ai miei compagni per volere della società: accettai l’umiliazione nell’interesse della Spal, mettendomi l’orgoglio in tasca. Non mi hanno più fatto allenare con la prima squadra. E poi mi hanno negato il permesso di giocare la partita d’addio di Pirlo». Cagliari le cose non andarono molto meglio visto che il contratto prevedeva 50 mila euro netti guadagnati ad ogni goal, ne arrivarono 16: «Segnai tantissimo, ad aprile ero a quota 16. Mancavano 5 giornate e la gente sperava che battessi il mio record personale di 19 gol. Il turno seguente giochiamo contro il Pescara e c’è un rigore per noi. I tifosi invocano il mio nome, ma Rastelli a sorpresa indica Joao Pedro: quanti fischi dagli spalti. Ma pochi giorni dopo compresi tutto. Arrivò da me Capozucca in lacrime, Giulini gli aveva detto che non l’avrebbe confermato e poi il d.s. mi fece vedere un messaggio del presidente: “Borriello deve uscire alla fine del primo tempo”. E lì capii la scelta del rigore: Giulini non voleva più che io segnassi».

La tensione salì a tal punto in Sardegna che si arrivò allo scontro con il capitano Joao Pedro: «A Sassuolo Joao Pedro si permise di dirmi “stai zitto e corri” durante la partita: lui a me, pazzesco… E nello spogliatoio ci fu una rissa tra noi due. Io ero svuotato. All’inizio della stagione seguente il presidente voleva cambiare il mio contratto alzando la parte fissa e togliendomi il premio legato ai goal. Io non accettai e lui se la prese». Infine il capitolo Milan, la parentesi più bella con uno Scudetto e una Champions League: «Non sarei mai andato via dal Milan. Sono innamorato del Milan: gli anni più belli, lo stadio più bello. Non sarebbe una brutta idea concludere la carriera lì».

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