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Bologna Verona: Arnautovic e Henry sono una garanzia

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Marko Arnautovic

La sfida tra Bologna e Verona ha confermato la centralità dei centravanti. Arnautovic e Henry punti di riferimento per Mihajlovic e Cioffi

Bologna Verona è finita 1-1, con i gol dei bomber attesi e prevedibili: il “solito” Arnautovic, il “nuovo” Henry. L’austriaco e il francese sono una garanzia per due formazioni che erano uscite male dalla prima giornata: il Bologna per essersi fatto del male con la Lazio tra autogol ed espulsioni; il Verona per essere stato la difesa peggiore delle 20 di A, sebbene il Napoli abbia mostrato anche con il Monza di essere in grado di devastarne parecchie. Molte delle fortune o dei problemi successivi per Mihajlovic o Cioffi (di cui già si parlava come del primo esonerabile, una follia che dovrebbe essere scongiurata) dipendono dai due bomber, ognuno con le sue caratteristiche.

Arnautovic vorrebbe essere o comunque si sente l’Ibrahimovic che per un certo momento era stato anche accostato dalle parti di Bologna in nome dell’amicizia tra Sinisa e Zlatan. Sa di essere al centro dell’attenzione e fa di tutto per occupare la scena da protagonista. Ama la teatralità, si lamenta, gesticola, fornisce indicazioni, incenerisce con lo sguardo e ogni qualvolta un compagno va al tiro ha una postura del corpo accusatoria, come di chi sta dicendo che quel pallone, esattamente quel pallone, sarebbe diventato un gol se solo glielo avessero dato. Peraltro, non è lontano dalla verità e la rete dell’1-0 è un compendio del suo essere. Arnautovic si sintonizza perfettamente con Kasius (dio benedica gli esterni olandesi e li moltiplichi più che può): entrambi simulano una potenza di calcio che invece concretizzano in una giocata dai giri giusti, tanto il cross dalla destra quanto il tocco del bomber sotto porta. Il taglio con il quale conquista il primo palo e il modo con il quale indirizza la sfera apparterrebbero al manuale del navigato centravanti, se non si facesse un torto all’austriaco che è sicuramente convinto di non poter essere imitato.

Vedendolo così perfettamente calato nel ruolo di leader si fa fatica a pensare ad un Arnautovic confinato in una big (vedi Juve), a fare da vice di qualcuno. Però è vero che la sua dimensione tecnica è sicuramente utile: lo si vede quando viene lanciato negli spazi, fuori dalla sua zona d’abitudine, nascono idee e soluzioni che non sono solo fasi di respiro, non sono il semplice far salire la squadra, anche se non è che trovi molte possibilità di dialogo (nonostante un Orsolini persino troppo frenetico nel voler lasciare un segno nella gara, si spiega così anche il rosso per sproporzionata vigoria e furbesca dichiarazione d’innocenza). Anche a un secondo dal termine Arnautovic ha voluto imporre la battuta finale, alzando le braccia al cielo perché finalmente – a suo mimare – gli fischiavano un sacrosanto fallo. L’arbitro ha fatto finta di non vedere, evitando un secondo giallo, sarebbe stato il secondo per proteste, il carisma di un giocatore si misura anche così, prendendosi certi rischi.

Proprio contro il Bologna, alla terzultima giornata, l’allora veneziano Henry aveva disegnato un pallonetto che aveva impreziosito una stagione positiva (per lui, non per la squadra). Il Verona ha fatto bene a puntare sul ventisettenne, e non solo perché arrivava da una dote di 9 gol e dopo 2 giornate è già a quota 2. La sensazione è che sua piuttosto sveglio in area di rigore (molto più di Lasagna), che trovi il pallone nel vivo dei duelli (oltre alla rete di testa c’è al suo attivo una traversa) avendo i giusti tempi di smarcamento. E che in una squadra che ha perso molti effettivi, ripartire da uno come lui con le più grandi certezze che si hanno (gli esterni Lazovic e Faraoni) sia un’idea tanto semplice quanto azzeccata.

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