Boban: «Conte? Miglior 3-5-2 della storia» - Calcio News 24
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Boban: «Conte? Miglior 3-5-2 della storia»

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Il croato su Balotelli: «Ha dentro la bontà, che però non emerge»

ITALIA CROAZIA BOBAN – A vent’anni dall’Italia-Croazia che si concluse 1-2 a Palermo, Boban ha presentato la sfida che andrà in scena domenica a San Siro: «Il calcio e la nazionale croata non possono essere importanti né superiori all’Italia. Siamo reduci da un brutto Mondiale, ma non abbiamo fatto drammi: questa generazione può dare di più. Partita apertissima, da tre risultati», ha dichiarato l’ex Milan ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, che ha provato a spiegare il motivo per il quale gli azzurri da 72 anni non riescono a battere la sua Nazionale: «Contro l’Italia maestra siamo vogliosi di dimostrare di essere squadra e di valere… Talento e fisicità non erano mai in questione. Per questo sono state sempre partite equilibrate e intense. Lo sarà anche questa. Sotto il profilo tattico il calcio italiano ora è decadente, ma rimane punto d’arrivo calcistico grazie alla cultura del vivere e del pensare al pallone, alla passione enorme. Continuate a insegnare al mondo perché i saperi calcistici italiani vivono ormai dappertutto, e in tanti addetti ai lavori».

L’ECCEZIONE – La decadenza del calcio italiano sta per Boban anche nel ricorso al 3-5-2 e al rombo, perché sono soluzioni per le quali si difende abbassandosi. Eppure Antonio Conte così ha vinto tre scudetti alla Juventus ed, infatti, l’ex stella croata ha puntualizzato: «Il suo è il miglior 3-5-2 della storia. Lui è l’unico a non giocare 5-3-2. Solo che soffre rivali con esterni forti e cambio di campo. Le grandi non hanno problemi a farlo. Con il 3-5-2 non puoi essere dominante o fare tendenza. In Europa l’unica grande partita la Juve di Conte l’ha giocata con il Real passando al 4-3-3». A proposito di Conte, che da giocatore bruciava tanto quanto in panchina e che era meno ordinato di ora, e delle sue scelte, Boban ha spiegato: «Convocazione Balotelli? Questo era il miglior momento: quando è in condizione, si sente superiore. Ora è giù. In fondo in Nazionale non si è comportato male come nei club. Non ama atteggiamenti paterni, ma questa è l’ultima chiamata di un allenatore che lo vuole recuperare. Mario ha dentro la bontà, che però non emerge per le cose insopportabili e assurde che fa».

I TALENTI – Boban, che ha accusato di monotonia Sacchi per le accuse al calcio italiano, lo ritiene anche il più rivoluzionario del calcio italiano. Come uscire però dalle sabbie mobili? Per Boban bisogna ritornare a valorizzare i talenti, anziché esasperare concetti tattici e gioco collettivo: «C’erano Rivera, Baggio, Maldini, Baresi… Siete un popolo supertalentuoso. Il fatto è che avete un po’ tradito arte e talento. Diventa  dura produrre nuovi Totti e Del Piero, perciò passano quasi 15 anni da Pirlo a Verratti. Bisogna produrre giocatori, non risultati, almeno nei vivai». Un capitolo a parte meriterebbe, invece, Modric, che Boban adora per capacità tecnica e tattica immensa, che è in grado di leggere le situazioni offensive e difensive in anticipo, ma che deve sviluppare ancora la sua individualità.

IL LEGAME – La storia del calcio italiano rispecchia la politica del Paese per Boban: improvvisazione, creatività e programmi assenti. Ma resta legato all’Italia: «E’ la mia seconda patria. Prima di tutto ho imparato una lingua bellissima, ho conosciuto una cultura che ha insegnato e influenzato tutto il mondo in diverse direzioni. L’Italia mi ha fatto crescere in ogni senso e sono grato. Siete e sarete un Paese fantastico. Ma siete anche ipercritici e perdete autostima. La vostra, come la nostra, classe politica vi ha derubati. Ci hanno rubato il sorriso e l’ottimismo. Uno deve essere forte per non subire questa cosa, e non è facile». Boban, che si diverte a fare l’opinionista, coltiva il desiderio di lavorare ancora nel mondo del calcio, ma per lui non è semplice: «Non sono un tipo comodo, lo capisco. Sono stato a.d. della “Gazzetta Croata”, una appassionante sfida manageriale durata 4 anni, che mi ha fatto crescere. Se ci fosse un progetto serio, potrei aiutare il calcio, e tanto…».

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