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Kevin Prince Boateng: «Tutto come 11 anni fa, il razzismo nel calcio continua a esserci»
Le parole di Kevin Prince Boateng sul razzismo nel calcio, i cori ricevuti da Maignan in Udinese Milan e tanto altro
Kevin Prince Boateng è stato tra i primi calciatori a ribellarsi ad atti di razzismo. Lo fece durante un’amichevole del Milan a Busto Arsizio. Sono passati 11 anni e il tema è ben lontano dall’essersi risolto. Ecco i suoi pensieri affidati al Corriere della Sera, una denuncia forte che si sposa a riflessioni sul mestiere di calciatore.
11 ANNI FA – «Sembra che rispetto a 11 anni fa non un passo sia stato fatto nella lotta al razzismo. É una vergogna, uno prova a svolgere il proprio lavoro e nel 2024 ancora è obbligato a sentire certe offese. Capisco Maignan che si ribella ed esce dal campo»
INVITATO DALL’ONU – «Tenni anche un discorso, ma se allora ero emozionato, perché mi trovavo lì per una brutta esperienza, ora sono orgoglioso di poter contribuire al cambiamento»
CONVERITO – «Ero appena retrocesso con l’Hertha Berlino, la mia carriera stava finendo. Ero partito per Sydney. Un giorno sono entrato in chiesa. Ero lì in piedi a pregare e ho iniziato a piangere, come pervaso dallo Spirito Santo. In quel momento ho dato la mia vita a Gesù».
PROBLEMI – «Non conosco un giocatore che non abbia avuto problemi mentali. Sono stato un mese a letto, senza mangiare e senza fare la doccia. Veniva mio figlio a casa e non sapevo cosa fare con lui. Ero forte e ricco ma tornavo a casa piangendo perché non ero felice».
DOVE VIVE ORA – «A Milano ma da agosto mi trasferisco a Sydney. L’Europa è diventata cattiva. C’è tanto odio anche a livello politico. In Germania quelli che stanno provando a governare sono razzisti. E se in tanti li seguono, significa che è arrivato il momento di andare via».