2020

Boateng: « Il Milan gioca il miglior calcio d’Italia con giocatori poco noti. Scudetto? Si può»

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Kevin Prince Boateng, attaccante del Monza, ha parlato sulle pagine di Repubblica della stagione del Milan. Le sue parole

Kevin Prince Boateng, attaccante del Monza, ha parlato sulle pagine di Repubblica del campionato del Milan. Le sue parole.

MILAN DEL 2011 – «Non li puoi paragonare, il nostro era un Milan di fenomeni: Ibra, Robinho, Seedorf, Pirlo, Gattuso, Nesta, Thiago, io. Anche quando non giocavi la miglior partita ti guardavi intorno e dicevi: ora uno di noi ce la fa vincere. Eravamo un gruppo pericoloso, avevano paura di noi. Io oggi vedo una squadra, e non si era vista per tanto, tanto tempo: ognuno lavora per l’altro, con atteggiamenti positivi. Ecco: agli avversari fa paura come squadra».

IBRAHIMOVIC – «Se vedi Ibra che dalla tribuna esulta dopo un gol vuol dire che ci sta con tutto lo spirito. E se è così puoi davvero vincere lo scudetto. Il Milan gioca il miglior calcio d’Italia con giocatori poco noti: questo Saelemaekers non sapevo proprio chi fosse, ma con la Fiorentina ha fatto una partita perfetta».

PIOLI – «I giovani sono tutti un po’ viziati, lui è stato bravo a farli diventare un gruppo e se tiri fuori il meglio da loro sei forte, punto. Con lui hanno fatto un passo importante: lo hanno lasciato lavorare, cosa che ad altri è mancata. Ma… Cambierebbe tutto, se tornassero i tifosi negli stadi. Giocare a San Siro è pesante, devi avere le spalle larghe: senza pubblico, un giocatore che non ha tanto coraggio o personalità si sente più libero. Ma non li prova i colpi di tacco, le giocate, con 60 mila persone intorno».

MONZA – «Non ci ho pensato un secondo. Galliani e Berlusconi mi portarono dieci anni fa dal Portsmouth alla squadra più forte del mondo. Nella vita devi anche ripagare, non è tutto regalato: m’hanno chiesto una mano, ho detto sì. E portare il Monza in A mi gasa come uno scudetto col Milan. Sì, mi diverto. Non c’è l’aria glamour della Serie A, mi sembra di rivivere l’atmosfera delle prime partite da professionista, mi rivedo ragazzino: in B conta solo il calcio, cose semplici, stadi normali».

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