Birindelli: «Bisogna allenare i genitori più dei bambini» - Calcio News 24
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2015

Birindelli: «Bisogna allenare i genitori più dei bambini»

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Sulle risse tra genitori: «Capita ogni fine settimana»

E’ ormai nota a tutti la storia della rissa tra genitori avvenuta lo scorso week-end nel match tra Juventus e Torino, categoria 2005. A dare un commento alla vicenda è Alessadro Birindelli, che dirige una scuola calcio ed ex difensore bianconero, ai microfoni del Corriere dello Sport: «Capita molto più spesso di quello che si possa pensare, tutti i fine settimana. Bisognerebbe parlarne di più. Episodio della passata stagione? E il giudice ci diede la partita persa… Il mio fu un segnale per far cambire qualcosa, anche a livello di regolamento, che è obsoleto. Le istituzione devono fare la loro parte: non basta dire che i genitori, come quelli di Torino, hanno sbagliato. Inutile lamentarsi se non lavoriamo alle basi dello sport».

CONTINUA BIRINDELLI«Per esempio? Premiare le scuole calcio che mettono la socializzazione e l’etica al primo posto invece che stare dietro al risultato o alla riscossione delle quote di iscrizione. Perché poi, a quel punto, per non perdere i soldi, ai genitori viene permesso di tutto. La Figc dovrebbe vigilare di più. Che tipo di genitori incontra nella sua attività? Di tutti i tipi. Noi dobbiamo essere bravi a far capire loro come si tifa e come ci si comporta. Molti non provengono dal mondo sportivo, bisogna spiegargli che devono venire a tifare per il proprio figlio e non contro l’altra squadra o l’arbitro, e che non devono trasformarsi nell’allenatore. Capita spesso che i genitori ci provino, sta all’allenatore imporsi con la leadership: io certe cose non le accetto. Certo, c’è anche il confronto, con i bambini e con i genitori. Come posso aiutare un ragazzo nel suo percorso di crescita se non dialogo con la famiglia?. Questa aggressività dei genitori è frutto di aspettative distorte? Per molte famiglie, magari quelle che non arrivano alla fine del mese, è così: sperano che il bambino diventi un calciatore, che possa avere una carriera di successo. Sta a noi agire in modo che abbiano i giusti comportamenti, ma se i tecnici come me poi hanno il vuoto intorno, è difficile cambiare. Da quando era lei un giovane del vivaio, in cosa è cambiato l’approccio delle famiglie? In trent’anni è cambiato tutto. Prima i genitori erano più rispettosi dei ruoli, oggi il babbo vuole essere allenatore, presidente, arbitro… Così non ci sono punti di riferimento. Avevo maestri severi, io; oggi se urli al bimbo, il genitore interviene e ti denuncia. Per questo serve la giusta comunicazione, con tutti, in modo da coinvolgere i genitori. I ragazzini sono cambiati: hanno tutto, sanno tutto, ricevono mille stimoli. Per avere la loro fiducia devi trattarli alla pari e responsabilizzarli».

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