2015

Bestiale Maurito

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La rincorsa dell’Inter di Mancini passa sempre più dal suo centravanti: Mauro Icardi è davvero super

Classe ’93, attuale capocannoniere della Serie A con 14 reti all’attivo e 19 stagionali, già 33 i suoi gol nella massima categoria calcistica italiana sommando quelli siglati ai tempi della Sampdoria: la prospettiva di Mauro Icardi è oggettivamente senza confini ma a lasciare senza parole è il suo presente. Attaccanti così forti, giovani e consapevoli in giro ce ne sono pochi. E passa inevitabilmente da lui la grande rincorsa dell’Inter di Mancini.

IL REPERTORIO – Il gol rifilato ieri al Cagliari completa una gamma già decisamente vasta: riceve palla da Medel, dribbla nello stretto il diretto avversario, rientra sul sinistro – che in linea puramente teorica non è il suo piede forte – e calcia a giro sotto all’incrocio. Finora con il mancino aveva segnato prettamente con soluzioni di potenza: se riesce ad educare in tal modo anche il suo piede debole risulta a tutti gli effetti immarcabile. Perché ovviamente ha l’altro piede – il suo, quello destro – con cui riesce a segnare in ogni modo, è abile e potente nel gioco aereo e sente la porta da ogni posizione. Fattore che gli consente di svariare senza che ne risenta il fiuto del gol. Il resto lo fa una carta d’identità monstre: ventidue anni appena compiuti, può perfezionarsi per conquistare la nazionale argentina (dove la concorrenza è mostruosa) e diventare tra i primissimi interpreti mondiali nel suo ruolo.

IL CARATTERE – Elemento sottolineato con forza da Walter Mazzarri prima e da Roberto Mancini ora: Maurito è sempre calmo, non lo vedi mai agitato o preoccupato. All’unisono vecchia e nuova guida tecnica nerazzurra: Icardi sa gestirsi come pochi altri a quell’età, nonostante le sue vicende personali avessero lasciato intendere tutt’altro. Senza rientrare nel merito di una storia – quella che ha visto coprotagonisti l’attuale moglie Wanda Nara e l’ex marito ed amico Maxi Lopez – sulla quale ognuno può legittimamente costruirsi una sua opinione, è innegabile come il centravanti argentino l’abbia gestita impeccabilmente in termini di rendimento sportivo e professionale. E a dirla tutta ha deluso i tanti gossippari che nella sua discussa scelta di vita vedevano soltanto una bravata: alla fine ha sposato la modella e da lei ha avuto la sua primogenita Francesca. Qualcosa in più insomma del bieco gioco da ragazzi di sottrarre la donna all’amico. Intelligenti sia Mazzarri che Mancini nel non metterlo mai in dubbio per questioni che non riguardassero il campo: anche quando, per una volta concediamoglielo, si innervosisce e se la prende con i tifosi. Del resto sa come farsi perdonare.

LA RINCORSA DELL’INTER DI MANCINI – Lo abbiamo anticipato: passa irrinunciabilmente dai suoi gol. Tanti, belli, pesanti. Ma non solo: se l’Inter non ha ancora trovato – ed era lecito ipotizzarlo – una reale quadratura di gioco sia sotto il profilo della proposta attiva che soprattutto in termini di compattezza difensiva, sembra aver switchato per quanto concerne la personalità. Le tre vittorie consecutive in campionato danno forza all’idea di Mancini: o meglio a quella di Thohir di averlo riportato in Italia. La gestione delle complessità è diversa dal passato: il Mancio risolve con una parola o un mezzo sorriso tutto quello che Mazzarri esprimeva invece con fiumi di parole troppo spesso rabbiose. La forza di un curriculum vincente, di una consapevolezza più alta, di essere (da Inter) o non essere (da Inter): l’imperativo è quello di porre in questa stagione le basi dei successi futuri. Con Icardi, ovviamente. Perché trattenerlo è qualcosa più di un imperativo.

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