2018

Bernardeschi impara da CR7: «Cerco di rubargli i segreti. I giovani italiani…»

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Le parole di Federico Bernardeschi nella conferenza stampa odierna dal centro sportivo della Nazionale Italiana di Coverciano

I giovani italiani, la Uefa Nations League, il rapporto con Cristiano Ronaldo e la Juventus. Di questi argomenti ha parlato Federico Bernardeschi, calciatore della Juve e della Nazionale italiana, nel corso della conferenza stampa odierna in quel di Coverciano: «La Juve mi ha fatto benissimo e credo di essere maturato molto a livello mentale, sono diventato ormai un uomo. In questo sport conta la testa e quando hai raggiunto una certa consapevolezza devi allenare sempre i tuoi punti di forza e ogni giorno devi dare il massimo. Essere in bianconero è un privilegio, è uno dei primi cinque club in Europa. Sto bene qui e voglio continuare alla Juventus».

Prosegue Bernardeschi parlando dell’arrivo di CR7 in Serie A: «L’arrivo di CR7 in Italia penso che porti solamente cose positive, non vedo cose negativi. Aver portato un campione del genere in Italia fa bene a tutto il paese. E’ un uomo e credo che un po’ di ambientamento sia normale, quando inizierà a far gol poi ci chiederemo quando smetterà. E’ un ragazzo eccezionale, un professionista esemplare oltre che un fuoriclasse assoluto. Ho il piacere di vederlo ogni giorno in allenamento e cerco sempre di rubargli il più possibile, è un valore aggiunto per tutti noi, nonché un perfezionista ed un positivo all’interno del gruppo».

Conclude, infine, Bernardeschi: «Anti-Juve? Io credo ci siano tante squadre forti in questa stagione, Inter, Napoli, Roma, Milan e sarà davvero difficile trionfare. Il livello della Serie A si è alzato tantissimo, spero di affrontare nel migliore dei modi il campionato e vincerlo. Nazionale? Non andare al Mondiale è stata veramente una delusione per tutta l’Italia, è giusto assumersene le proprie responsabilità. Dobbiamo ripartire tutti insieme da lì e rimboccarci le maniche. Italiani in A? Il ct ha ragione, dobbiamo crederci di più e penso sia una questione di abitudine, molti anni va si lanciavano molto più i giovani italiani rispetto ad oggi».

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