2009

Berlusconi e l’alba del nuovo-vecchio Milan

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Non è dato sapere se fosse serio o ironico, ma la storia recente del Milan fa pendere la bilancia nettamente verso la prima ipotesi. L’arrivo di Silvio Berlusconi al raduno del Milan, e le successive dichiarazioni rilasciate ai microfoni hanno lasciato con un palmo di naso un po’ tutti, e la speranza per il tifoso rossonero medio è che dietro tutto questo ci sia una strategia ben precisa che punti al rafforzamento di una squadra che da troppo tempo non è competitiva ai massimi livelli. Difficile che sia così, perchè ripeto, la storia recente insegna, ma è giusto lasciare aperta ogni possibilità  in attesa di giudicare poi alla luce dei fatti.

Il Milan di Allegri, ad oggi, è sostanzialmente il Milan di Leonardo con un anno in più e con l’aggiunta di tre rinforzi non certo di primissimo piano: Amelia, Sokratis, e il 34enne Yepes. Appare chiaro, alla luce dell’ultima annata, che questa squadra andrebbe ritoccata in modo importante e senza limitarsi a qualche ritocco a basso costo. Certo è che se il numero 1 rossonero si lascia scappare la frase “questa rosa è difficilmente migliorabile”, il ghigno si stampa nelle facce degli interlocutori e l’umore del tifoso scende invece al di sotto dei livelli di guardia, volgendosi verso il polo depressivo.

Pur ribadendo l’incedibilità  di Thiago Silva (almeno per il momento), il reparto arretrato continua a essere Nesta-dipendente, e vista la salute altalenante del difensore romano questo rappresenta una scommessa bella e buona. E’ impensabile che Yepes possa garantire un rendimento pari a quello di uno dei più forti difensori centrali del mondo, e pertanto almeno un rinforzo di livello servirebbe quantomeno per avere il giusto ricambio nel caso in cui Alessandro alzasse bandiera bianca per i soliti acciacchi fisici.

Le fasce poi, nonostante l’arrivo di Papastathopoulos, sono un pianto greco. Il rinnovo di Oddo fino al 2012 non renderà  certo felici i supporters, che così si dovranno per il momento accontentare di un ventaglio di opzioni mediocri che comprenderà  anche l’ormai cotto Zambrotta, Antonini e Abate, che presenteranno ad Allegri lo stesso problema evidenziato dal Milan di Leonardo, ovvero la mancanza di esterni difensivi di spessore.

L’altra bordata che ha colpito in pieno volto gli innamorati rossoneri è stata quella relativa a Ronaldinho, che dopo essere stato dato ad un passo dal ritorno in Brasile è stato definitivamente blindato da Berlusconi, con una frase che farà  sicuramente sorridere in modo compassionevole i vari Pelè, Cruijff, Maradona, Van Basten e via discorrendo.

“Ronaldinho è il più grande di tutti i tempi. Per dirla chiara siamo rimasti d’accordo che resterà  al Milan fino al termine della sua carriera”. Dunque, secondo il premier Dinho è non solo un giocatore ancora utile a questo Milan nonostante la trippa e la sua incapacità  di essere decisivo nelle gare che contano, ma è addirittura il migliore della storia. Il calcio è strano, quel Guardiola lì ha scambiato un tesoro del genere per una zavorra, e dopo essersene liberato ha vinto e continua a vincere tutto: vaglielo a spiegare, al “professore”.

E nella sua immensa grandezza, già  riesco a vedere il brasiliano passeggiare insieme a Seedorf sui verdi prati della serie A e d’Europa, facendo venire ulcere peptiche agli imbufaliti tifosi ormai stanchi di vedere un Milan bollito, sopraffatti da domande che non hanno e non avranno mai una risposta. Come ad esempio, perchè tenere Dinho e non sbolognarlo assieme al suo contratto faraonico per arrivare a Dzeko o Ibrahimovic? Perchè continuare a foraggiare gente che ormai vuole solamente svernare? Difficile dare una risposta esauriente.

Nell’intervento fiume di Berlusconi non sono mancati i diktat all’allenatore, consuetidini che già  avevano tediato a morte il povero Ancelotti e il bistrattato Leonardo. Allegri ha subito ricevuto la direttiva che questo Milan non dovrà  mai giocare con una sola punta, come se giocare con un centravanti e tre trequartisti dietro fosse sinonimo di catenaccio o di difensivismo a oltranza. Senza contare il fatto che, tanto per essere chiari, un tecnico è messo lì per occuparsi di questioniÃ?  tecniche (per l’appunto), e pertanto moduli, schemi e numero di punte in campo dovrebbero essere pertinenza del tecnico e di nessun altro. Il tecnico livornese, per non fare la fine dei suoi predecessori, dovrà  essere pronto a credere nel suo lavoro a prescindere da quelli che saranno i risultati iniziali, per evitare di finire nel tritacarne dello svilimento professionale.

Una cosa è certa: al di là  delle belle parole di Berlusconi e di tutto il fumo che costantemente viene gettato negli occhi dei tifosi, questo Milan oggi è una squadra che non solo è anni luce lontana dalle grandi d’Europa, ma è anche una squadra che dovrà  sudare per mantenere la quarta piazza in campionato e per superare gli ottavi di Champions League.

Per cambiare le prospettive serve quello che è mancato negli ultimi due anni, ovvero i fatti come seguito alle parole: questo non è un Milan da puntellare, è da rivoluzionare in tutti i reparti, ma già  cominciare da un colpo alla Ibra sarebbe un buon inizio per una rinascita che attualmente appare una mera illusione. Staremo a vedere, nel frattempo i sostenitori rossoneri di bocca buona faranno bene a ricorrere ad antiemetici in vista delle prossime puntate di mercato: non si sa mai, meglio essere pronti.

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