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Berardi: «Volevo la Juve, litigai con il Sassuolo. Questa è casa mia, ma sogno la Champions»
Le parole di Domenico Berardi, attaccante e capitano del Sassuolo, sulle trattative di calciomercato che lo hanno coinvolto
Domenico Berardi ha parlato a La Gazzetta dello Sport della sua avventura e del suo futuro con il Sassuolo.
SASSUOLO – «Perché questa è la mia seconda famiglia e non è un modo di dire. Non dimenticherò mai il rapporto con il dottor Squinzi e sua moglie, che mi hanno trattato come un figlio e mi hanno fatto crescere. Era amore reciproco. E anche con Giovanni Carnevali c’è un legame simile».
IDOLO – «Robben: avevo il suo poster in camera. Poi, ovviamente, l’altro idolo era Messi».
L’INFORTUNIO – «Mi è crollato il mondo addosso. Soffrivo per non poter aiutare il Sassuolo e perché all’Europeo tenevo molto. Quando stai fermo a lungo, puoi solo pensare e allora cercavo di ricordare le cose belle. Mia moglie Francesca e i nostri figli mi hanno aiutato davvero tanto, i primi due mesi sono stati durissimi. Vivevo buttato sul divano».
SOTTOVALUTATO – «Se mi sento sottovalutato? Se guardo i numeri, un po’ sì. In fondo io ho giocato e segnato sempre in una squadra che non lottava per lo scudetto o per le coppe. Quella classifica dice che faccio parte di un gruppetto composto da grandi calciatori e io sono un esterno, non un centravanti. Mi sono sempre caricato contro squadre importanti e negli stadi mitici. Quando gioco a San Siro, per citarne uno, vivo il sogno di ogni bambino e do il massimo per dimostrare sempre di poter stare in un posto così magico. E mi godo un’altra soddisfazione: so di essere l’idolo indiscusso dei fantallenatori e va bene così».
I RIGORI IN FINALE ALL’EUROPEO – «E’ stato un momento speciale. Ero carico. Ho deciso io di battere il primo rigore. Mi ero creato una bolla ed ero sicuro di me stesso. Vedevo lo stadio tutto bianco, mi accorgevo dei fischi ma era come se non li sentissi. Era solo rumore».
RITORNARE IN NAZIONALE – «Certo è un obiettivo. Sarebbe motivo d’orgoglio anche perché sono uscito dal gruppo per l’infortunio. Adesso ho ripreso a giocare ma devo lavorare per essere il Berardi di prima e meritarmela».
RINUNCE PER IL SASSUOLO – «Fino a 26-27 anni non mi sentivo maturo. Io voglio giocare sempre e in quegli anni rifiutavo l’idea del turnover e della panchina. Forse era anche mancanza di fiducia nei miei mezzi, non credevo in me al 100%. Non ho rimpianti, nel frattempo ho capito, sono maturato e da due-tre anni sono pronto».
NO ALL’ATALANTA – «Tre anni fa mi voleva l’Atalanta, ma dissi di no perché non ritenevo di essere adatto soprattutto dal punto di vista fisico a quel tipo di gioco».
VOLEVO LA JUVE – «L’anno scorso volevo andare alla Juve, ma i club non si sono accordati. Io ci rimasi male, ho litigato con la società perché era il momento giusto. Ma poi ho voltato pagina e ho ripreso a dare tutto per il Sassuolo».
LA CHAMPIONS – «Da tre anni a questa parte ci penso sempre. La musica della Champions la voglio sentire dal campo. È un’ambizione profonda che voglio soddisfare».