Cauet: «Campionato da non assegnare, così non c'è logica» - ESCLUSIVA - Calcio News 24
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2020

Cauet: «Campionato da non assegnare, così non c’è logica» – ESCLUSIVA

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Benoit Cauet, ex centrocampista di Inter, Torino e Como, ha parlato dei possibili risvolti dell’emergenza Coronavirus in Serie A

Benoit Cauet, ex centrocampista di Inter, Torino e Como, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Calcionews24. Ecco le sue parole relative all’impatto dell’emergenza Coronavirus sulla Serie A, con particolare attenzione sull’Inter.

Salve Benoit. Come sta e come sta vivendo questo periodo legato all’emergenza Coronavirus?

«Io sono in Francia adesso, non sono potuto ritornare in Italia. Hanno chiuso tutto nel momento in cui dovevo fare ritorno e sono rimasto a casa dei miei, a Nantes. La situazione è un po’ come da altre parti, sei confinato, si sta a casa e si prova ad aiutare così».

Pur essendo in Francia credo che stia seguendo le vicissitudini legate al campionato di Serie A. Che idea si è fatto sulla ripresa? Quale soluzione adotterebbe?

«Credo che la cosa più importante sia che finisca questa situazione, sarebbe la felicità di tutti. La salute prima di tutto, dobbiamo pensare a risolvere questo che è la cosa più importante. Si potrà tornare a giocare e si vedrà come si può fare. È una situazione completamente anomala, non è mai successo una cosa così, bisogna capire esattamente dove si vuole andare e come fare per permettere a tutti di tornare ad un campionato che sarà completamente diverso da tutti gli altri. Una soluzione può essere quella dei playoff, ma anche lì c’è bisogno di concordare con tutti, anche se non si può avere un’unanimità. Deve essere giusto anche se trovare la soluzione giusta nel calcio è complicato e difficile perchè ogni parametro ed ogni soluzione va a modo suo, ed ogni società dirà la sua. Io credo che in definitiva che il campionato non dovrebbe essere assegnato, punto e basta. È  una situazione estrema, completamente anomala, non ti permette di avere continuità, di essere valutato, di essere di fronte agli avversari. Ma oggi l’avversario più importante è il virus, e così non ha logica».

Alcune società hanno trovato degli accordi sul taglio degli stipendi con i loro calciatori. Pensi si possa arrivare ad una decisione comune?

«Questa è una situazione che deve essere valutata da parte delle società, da parte dei calciatori e del sindacato dei giocatori. Io credo che le società debbano parlare con i loro principali attori che sono i giocatori. Queste sono scelte che possono essere fatte per aiutare il calcio, perché sappiamo che non giocando non si ricava niente e non si riceve. Ma queste sono valutazioni che faranno diversamente da società a società».

Passiamo ad argomenti più leggeri. Lei è stato quattro anni all’Inter, con diversi allenatori. Come valuta l’impatto di Antonio Conte sulla panchina dei nerazzurri?

«Strapositivo. Ha proseguito il lavoro di Spalletti, mettendo armi diverse e portando una mentalità sua che dovunque lo ha aiutato a vincere tanto. L’Inter gioca bene il suo calcio, ha dei concetti, è interessante vedere come riescono a trovarsi con questo modulo. Lui lo conosce a memoria e permette ai suoi giocatori di giocare allo stesso modo. Questa è una cosa super per l’Inter che ha fatto molto bene a prendere questo allenatore, che gode di tanta stima da parte di tutti. Conte è un grande professionista e su questo punto di vista l’impatto è stato super».

Passando a quello che è stato il suo ufficio per molti anni, ovvero il centrocampo, come valuta la stagione di Stefano Sensi? Secondo lei Eriksen cosa potrà dare al calcio dell’Inter di Conte?

«Sensi è un giocatore che è arrivato dopo che si è fatto le ossa con squadre di livello inferiore, ma in cui era sempre stato il migliore. Per questo l’Inter ha valutato questo giocatore con una prospettiva molto alta. Sta dimostrando sia in nerazzurro che in Nazionale di essere di grande affidamento. Un giocatore che ha le capacità tecniche di poter veramente esplodere e diventare un grandissimo. Eriksen? Insieme a Kane ha permesso al Tottenham di arrivare dove è arrivato. Ha grandissime qualità tecniche ed una grande visione di gioco, sa servire benissimo i suoi compagni e su questo punto di vista darebbe una visione diversa di quello che è il gioco di Conte tramite la fantasia che lui ha. Arrivare nel calcio italiano a gennaio è difficilissimo per un ragazzo che ha giocato tanti anni in Inghilterra, in maniera completamente diversa, con un’altra velocità e intensità, anche se il calcio di Conte è basato sull’intensità; ma in Italia le squadre sono tatticamente ben organizzate, nella tua zona di competenza c’è sempre un giocatore che ti marca, ci sono situazioni in cui non devi andare a duemila allora ma ragionare, e questo è un calcio che lui non conosceva. Ci sta trovare qualche difficoltà, in più metti la lingua e i compagni nuovi, anche se ci sono stati altri arrivi direttamente e indirettamente dall’Inghilterra come Moses e Young che possono aiutarlo. Ma a volte i grandi giocatori, in Italia, hanno fatto fatica all’inizio».

Uno che non trovò difficoltà in Italia fu Ronaldo il Fenomeno, dominatore di quegli anni a livello globale. Da diverso tempo invece è in piedi il dualismo Messi-Cristiano Ronaldo. Mister Cauet chi sceglierebbe nella sua squadra?

«Ronaldo era particolare su questo punto di vista. Non ci ha messo tanto ad ambientarsi in Italia perché era giovane, aveva delle qualità sopra la norma che gli hanno permesso di superare ogni difficoltà che si poteva presentare. Messi o Cristiano Ronaldo? Sono due giocatori che hanno fatto la storia per vittorie, gol e per la capacità di far vincere la loro squadra. C’è l’imbarazzo della scelta. Cristiano Ronaldo è arrivato nel campionato italiano e sta dimostrando tutto il suo valore, e anche se è in un’età già avanzata, è ancora superiore agli altri. Per Messi il discorso è un po’ diverso al Barcellona: grazie ai gol è ancora supportato dai numeri, ma forse si può dire che non è più il giocatore di due anni fa che vinceva le partite da solo. Quindi sceglierei Cristiano Ronaldo. Anzi no, Mbappè, non potevo dimenticarlo».

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