Editoriale

Belotti, ex cuore Toro: perché lasciarsi così?

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Si avvicinano i titoli di coda tra Andrea Belotti e il Toro: storia di una bandiera ammainata nel modo sbagliato

Era il 17 agosto del 2015 quando il Toro staccò un assegno da 7.5 milioni di euro per strappare l’emergente Andrea Belotti al Palermo. In rosanero la stagione d’esordio in Serie A, casualmente anche l’ultima senza arrivare in doppia cifra di reti prima di quella appena conclusa.

Che sarà anche quella d’addio alla maglia granata, dopo oltre duecentocinquanta presenze e un centinaio di gol abbondanti. Ma la vita non è solo numeri, nemmeno per gli attaccanti. Perché nel Gallo i tifosi hanno rivisto una bandiera, un’icona, un Pulici dei tempi moderni da adorare e portare sul piedistallo.

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Belotti, non c’è che dire, per il suo modo coraggioso e gagliardo di interpretare il gioco del calcio ha saputo incarnare lo spirito Toro in questi anni. Un atteggiamento che stride tremendamente con quello proposto negli ultimi mesi, ovvero il silenzio pressoché assoluto.

Qualche parola qua e là del Presidente Urbano Cairo per farci intendere che il rinnovo di contratto fosse affare complicato. Niente di più. Con l’attaccante della Nazionale incapace di assumere una posizione definitiva e chiara. Non da capitano, da leader e da bandiera.

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