Wilmots all'Italia: «Decisiva la prima» - Calcio News 24
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2016

Wilmots all’Italia: «Decisiva la prima»

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wilmots belgio giugno 2014 ifa

Il ct del Belgio sull’Europeo: «Outsider con Italia e Portogallo»

La nuova generazione del Belgio brilla, ma non ha ancora alzato al cielo un trofeo. Conta di farlo agli Europei con il pratico commissario tecnico Marc Wilmots: «La golden generation del Belgio? Finora molti l’hanno definita così e i miei giocatori sono stati bravi, negli ultimi anni hanno fatto tutto bene. Ma ci manca un titolo. Dopo che lo avranno vinto si potrà parlare di golden generation». Non sente le pressioni il Belgio, anzi le mette agli avversari: «Il ranking è una questione aritmetica, dipende dai coefficienti, dalla regolarità della squadra. Non può essere un peso, perché è oggettivo e testimonia la bontà del lavoro fatto. Il Belgio era una squadra giovane, lo è ancora, ma intanto ha fatto esperienza. L’ansia della prima volta non c’è più, anche se la squadra è tuttora molto giovane. Ma al Mondiale tornavamo dopo 12 anni, tutti erano molto nervosi. Ora siamo più sereni. Benteke e De Bruyne, tanto per fare due nomi, sono stati protagonisti di trasferimenti importanti. Hanno acquisito sicurezza, autostima. E in generale siamo tutti più sereni», ha spiegato Wilmots ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.

PAURA ATTENTATI – Non sarà semplice in Francia, soprattutto dal punto di vista della sicurezza. C’è molto allarme per eventuali attacchi terroristici e il Belgio è stato nel mirino dell’Isis: «Parlo per me: la vita continua, bisogna andare avanti, viaggiare, volare, allenarsi. Se capiti nel posto sbagliato, vuol dire che era destino. Capisco l’emozione della gente, perché questa ormai è una guerra. Ma c’è la certezza della vita che va avanti. In Brasile avevamo gli elicotteri che giravano sopra le nostre teste prima degli allenamenti. Eravamo blindati già allora. Non mi pongo il problema. Abbiamo cercato un posto comodo, un ritiro che non fosse una prigione. Un torneo come l’Europeo o il Mondiale è fatto di dettagli e tutto conta».

GLI AVVERSARI – Si parla poi dell’Italia, che arriverà in Francia senza Marco Verratti: «Non ho mai detto che era il più forte, ma il più funzionale. Mi piace come difende, come imposta il gioco. E’ una perdita per l’Italia, ma anche noi avremo problemi con gli infortunati e con i giocatori stanchi. Quelli che giocano in Inghilterra arrivano all’Europeo stravolti». E poi parla di Antonio Conte: «Un bravo allenatore, che rispetto. Il nostro è un mestiere difficile. Ma ha un vantaggio su di me, per il dopo ­Europeo ha già un club». A proposito di Europeo: «Ci sono Spagna, Germania, e la Francia che ha una qualità eccellente e gioca in casa. E dovremmo vincere noi? Siamo fra gli outsider con Italia e Portogallo. Se non avremo altri grandi infortuni potremo puntare alle semifinali. Sarebbe un successo, e quando arrivi fra le prime quattro puoi giocartela per vincere. Cosa ci manca? La cultura della gestione di un torneo del genere, che hanno Spagna, Germania e naturalmente anche l’Italia. Perdere la prima partita sarebbe un dramma. Dopo possono succedere cose impreviste, e si rischia molto da subito in un torneo del genere. L’Europeo è più complicato anche del Mondiale. Il livello è alto. L’importante è partire senza traumi».

IN ITALIA – Sguardo all’Italia, ma in particolare sul campionato italiano: «Mi piacciono i tre centrali della Juve perché fanno esattamente quello che devono fare. Nainggolan è un lottatore, ma non soltanto. Ha un profilo che mi piace, sa recuperare palla e verticalizzare. Cambia gioco, ha il passaggio lungo e un buon tiro. Prima del Mondiale aveva giocato poco, ma adesso è un calciatore diverso e tutto quello che ha se l’è guadagnato sul campo. Mertens è con De Bruyne l’uomo che nelle qualificazioni ci ha dato più assist e gol. Ha una mentalità eccezionale, anche quando entra a partita avviata. Come Origi e Carrasco, è uno che incide subito». Non si definisce né duro né flessibile Wilmots: «Non sono un sergente di ferro, ma mi piace la disciplina, e mi piace il rispetto. La nazionale è una famiglia, se manchi di rispetto a uno i problemi aumentano con tutti. Si sta insieme tanto tempo, è fondamentale avere spazi liberi e mantenere gli equilibri». 

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