2015

In amichevole non ci siamo

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Rubrica ”Italia Anno Zero” – Belgio – Italia 3-1, arriva la seconda sconfitta dell’era Conte: l’analisi

Niente da fare, in amichevole proprio non ce la facciamo. Antonio Conte ha assunto la guida tecnica dell’Italia in data 19 agosto 2014 e di fatto in quindici mesi ha perso soltanto due volte: lo scorso 16 giugno a Ginevra con il Portogallo e proprio ieri al Re Baldovino di Bruxelles contro il Belgio. Due delle tre amichevoli disputate: l’altra è la vittoria sull’Olanda con cui il commissario tecnico ha inaugurato la sua esperienza azzurra.

PROBLEMA DI MOTIVAZIONI – Inequivocabilmente tale. Lo racconta in gran parte la storia della nazionale italiana di calcio, da sempre in difficoltà al cospetto di questo genere di impegni – quando la posta in palio è più simbolica che altro – e più a suo agio invece quando la palla scotta e ci si gioca pezzi di competizioni. Non può essere un caso che la storia si sia ripetuta sotto la gestione Conte, dove in 15 gare disputate le uniche due sconfitte sono arrivate da gare amichevoli. Risiede evidentemente nel nostro dna di non riuscire ad elevare la tensione di fronte a questo genere di impegni: non conta l’avversario, ieri c’era di fronte la nuova prima forza del Ranking Fifa ma questo non ha evitato agli azzurri di subire gol per via di disattenzioni individuali e di gruppo.

NELLO SPECIFICO – In amichevole non ci siamo dunque, non ci siamo mai stati. Non in pochi avranno da obiettare sul tenore degli impegni che hanno caratterizzato ad oggi l’era Conte: le due sconfitte sono arrivate dalle due realtà più attrezzate fino al momento incontrate. La posizione numero 1 del Ranking Fifa occupata dal Belgio fa rima con la 4 del Portogallo, mentre la realtà più consolidata del girone di qualificazione ad Euro 2016 – la Croazia – occupa la 19^ posizione. Decisamente più indietro tutte le altre. Dove sta la verità dunque? Guardando allo specifico delle situazioni che hanno portato alla recentissima sconfitta in Belgio – errori legati a singole situazioni di gioco, l’Italia nel complesso della gara non è venuta meno sul piano della prestazione e si era addirittura lasciata preferire in termini di approccio (rete di Candreva ed altre situazioni) – verrebbe da pensare decisamente al calo motivazionale a cui ci riferivamo in precedenza.

FUTURO – Lo ha detto Conte: l’Italia non esce ridimensionata da Bruxelles e dai tre gol firmati Vertonghen, De Bruyne e Batshuayi. E c’è da credergli: quando si tratta di chinare la testa e riconoscere le debolezze lo ha sempre fatto, il commissario tecnico però – nell’immediato postpartita – ha preferito guardare al bicchiere mezzo pieno e determinare gli obiettivi (massimi) di quella che sarà la spedizione italiana in Francia. C’è indubbiamente da lavorare: detto e ridetto della carenza di talento rispetto alle realtà più strutturate, non si può prescindere dunque dalla blindatura della difesa. Nel complesso della fase difensiva: ieri si è assistiti a più di un problema in disimpegno e questo è un argomento che riguarda buona parte della squadra e non meramente i singoli difensori. Lavorare su qualità e fluidità già nella nostra metà campo per limare i difetti ed acquisire un’identità ancor più spiccata: sarà fondamentale in tal senso il ritiro pre-Europeo, lì dove Conte potrà tastare quella quotidianità che tanto gli manca.

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