2016

Zaccheroni: «Potevo aspettare un’italiana, ma sono corso in Cina»

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Il neo-allenatore del Beijin Guoan: «In Italia pochi si ricordano di me»

Secondo molti, in caso di addio di Antonio Conte alla Nazionale, il favorito numero uno per quella panchina era proprio lui: Alberto Zaccheroni. Da qualche giorno però l’ex allenatore di Milan, Inter e Juventus tra le altre ha deciso di cambiare ancora vita: dopo la parentesi vittoriosa da comissario tecnico del Giappone, l’esperienza in Cina, alla guida del Beijing Guoan (una delle squadre della capitale). Un’avventura voluta fortemente, senza pensare troppo al futuro che, a questo punto, sarà probabilmente lontano dal nostro calcio. «Mi hanno chiamato spesso e ho accettato di venire a dare un’occhiata. Poi sono tornato a Cesenatico a rifletterci su. Hanno continuato a chiamarmi e questa determinazione mi è piaciuta – spiega Zaccheroni in una intervista – . Io comunque più che una squadra ad alti livelli cercavo una cosa intrigante, che mi desse degli stimoli. E la Cina mi sembra il posto giusto». Zaccheroni porterà con sé i collaboratori di sempre ed avrà a disposizione, ovviamente, un traduttore. Obiettivo? Arrivare tra le prime tre in campionato.

BEIJING GUOAN, ZACCHERONI: «IN ITALIA MEMORIA CORTA» – «Alleno da quando ho ventinove anni, non trentotto, e le grandi d’Italia le ho avute più o meno tutte. In corsa però. Pochi lo ricordano, ma dopo Udinese e Milan ho sempre preso le altre grandi con problemi. E, tranne la Juve, ho sempre migliorato la situazione. Comunque potevo aspettare una chiamata, ma avevo voglia di andare all’estero e, ripeto, di avere un’avventura intrigante», racconta Zaccheroni a La Gazzetta dello Sport. Favorita per lo Scudetto? La Juventus, anche se il Napoli resterà lì fino in fondo. Sul tema della lite tra Roberto Mancini e Maurizio Sarri «È una questione di campo, dai. In Italia c’è molta più tensione che altrove e a volte dici cose che non pensi. È capitato anche a me, che sono un tipo tranquillo. Ma io mi sfogavo nel tunnel degli spogliatoi, non fuori dove si dovrebbe dare l’esempio»

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