2016

Bayern primo tra gli umani. E’ ancora Dybala a ribellarsi

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Juventus – Bayern Monaco, l’analisi di una grande storia di calcio

Il primo atto degli ottavi di finale di Champions League è archiviato: il Bayern Monaco risponde al pronostico della vigilia e porta a casa un 2-2 che lo rende ancor più favorito in chiave qualificazione. Ai tedeschi basterà non perdere contro la Juventus all’Allianz Arena – o evitare pareggi dal 3-3 in su – per accedere ai quarti ed inseguire quella finale svanita nelle prime due stagioni sotto la guida tecnica di Pep Guardiola.

LA PARTITA: IL BAYERN E’ IL MASSIMO – La squadra di Guardiola è praticamente perfetta: la coppia centrale difensiva è composta da un impaurito classe ’95 – Joshua Kimmich – e da un terzino di spinta che risponde al nome di Alaba. Non se ne accorge nessuno: l’evoluzione tattica è la massima raggiungibile dall’uomo. Il Bayern Monaco è uno spettacolo di organizzazione e qualità: la novità rispetto ai tempi del Barcellona sta in un equilibrio dinamico e meno posizionale, non sono soltanto gli attaccanti – come accadeva in Spagna – a far saltare il banco di un possesso palla prolungato, ma c’è licenza un po’ per tutti. Il patto in campo è un pressing asfissiante: nessuno può tirarsi indietro. Il corollario invece è il primo passaggio agevole: innanzitutto riprendere la gestione della palla e metterla in banca, poi largo all’aspetto creativo. La macchina rasenta la perfezione ed incanta per oltre un’ora di gioco.

IL RIVOLUZIONARIO E’ SEMPRE LUI – Lo avevamo raccontato in passato: la Juventus questa rimonta stagionale la deve (tanto) a Paulo Dybala. Non sarebbe stato possibile senza l’attitudine della vecchia guardia: partire così male dopo gli scossoni estivi per poi infilare quindici vittorie consecutive ed impadronirsi della testa della classifica. Tutto vero, ma a far scoccare la scintilla è stato lui: l’argentino si è ribellato all’idea di un’annata di transizione ed ha trascinato la squadra con il suo entusiasmo, a suon di giocate che hanno risvegliato l’orgoglio di uno spogliatoio vincente. E’ andata così anche al cospetto del Bayern Monaco: un’altra squadra, dopo quel devastante assolo tedesco, avrebbe prestato il fianco per poi crollare. E recentemente di figuracce in tal senso ne abbiamo viste. Alla Juventus di Allegri il merito di aver reagito: se pensate sia stato facile, di questo sport avete compreso poco. E Dybala – non solo per il gol (dove non ha tremato a tu per tu con Sua Maestà Neuer) ma per la verve con cui si è iscritto alla partita – è stato ancora una volta un esempio.

FUTURO – Lo abbiamo detto: per la Juventus sarà un’impresa. Tutta da vivere, sia chiaro, ma appare lecito concedere i favori del pronostico agli uomini di Guardiola: che vorrà lasciare il Bayern Monaco – dopo un triennio in cui ha vinto tre volte la Bundesliga e centrato due semifinali di Champions League, perdendo da chi poi si è laureato campione d’Europa – firmando il successo per cui è stato chiamato al timone del club. Ma quando si ha a che fare con Pep i traguardi diventano soltanto una parte del discorso: subentra una questione di stile. Di traccia, quella che vuoi lasciare nella storia di questo sport. Per provare a cambiarlo, ad anticiparne le tendenze future, a delinearne tratti fino ad allora sconosciuti. E questo Bayern Monaco, sul pianeta Terra, è il massimo raggiungibile. Lo superano soltanto gli alieni: Messi e Neymar, i geni, baciati da un dna differente. Ma se in quel caso la differenza la fa madre natura – che spesso è vincente, del resto lo ammise anche Guardiola un anno fa alla vigilia della semifinale tra Barcellona e Bayern: puoi inventarti quello che vuoi, ma alla fine il piccoletto (Messi n.d.r.) prende la palla e decide la partita – qui ci si arriva con il lavoro. Con la sperimentazione, con la dedizione nel non accontentarsi. Con il fuoco dentro. In sintesi: con Pep Guardiola.

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