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Buon compleanno a… Pedri
Oggi è il compleanno di Pedri, centrocampista del Barcellona: la storia del giovanissimo giocatore blaugrana
Oggi Pedri compie 21 anni. Non sta vivendo una stagione facile, condizionata finora da un infortunio che lo ha portato a scendere in campo solo 13 volte in Liga. E nel dibattito che corre nel nostro calcio, con al centro i giovani e il loro scarso utilizzo, lui rappresenta esattamente l’estremo opposto: quando non gioca è perché lo ha fatto troppo in precedenza. Tema rispuntato con grande forza in questi giorni, con lo stop di Gavi in nazionale che ha ricordato come Pedri, tre stagioni fa, mise insieme 73 partite unendo tutte le competizioni alle quali aveva partecipato: Liga, Copa del Rey, Supercoppa, Champions League, Euro2020 ed Olimpiadi. Un sovraccarico che non poteva non farsi sentire nei muscoli (e forse anche nell’anima) negli anni successivi, che lo ha costretto a fermarsi in alcuni momenti. Oppure, a far pensare agli allenatori che una gestione delle forze fosse opportuna se si voleva mantenere integro il fisico ed elevato il rendimento. Anche perché stiamo parlando di un ragazzo che quando ancora non aveva la maggiore età metteva su 60 chili di peso in 174 centimetri d’altezza.
In un interessante approfondimento sui calciatori nati nelle isole Canarie, Raffaele Scarpellini su rivistacontrasti.it ha parlato di Pedri come facente parte di quella schiera di giocatori «accomunati da un’ottima tecnica di base, un’agilità sempre elegante e una straordinaria capacità di lettura, che sembrano essere un tratto endemico dei calciatori delle islas afortunadas». Di contro, il luogo comune pretende che chi è cresciuto da quelle parti si trovi a convivere con la diceria riassunta nella formula: No tienen huevos. Per la quale, «mancano di grinta, lontano da casa tendono a evaporare, non possiedono il carisma giusto per imporsi in palcoscenici blasonati. Per quanto siano bravi, fuori dalla singolarità, dalla comfort zone della terra natia, non riescono ad adattarsi». Beh, nel caso del ragazzo blaugrana, è qualcosa che proprio non si può neanche pensare lontanamente. Anzi, a dirla tutta, possiede una personalità tale da risultare interessante a talmente tanti club che non sarà facile neanche per un club come il Barcellona riuscire a tenerselo per tutta la vita, come ha fatto quasi sempre con i giovani dal sicuro avvenire.
Oltre a una quotazione di 100 milioni, il certificato di garanzia sul suo innegabile valore lo offrono la sequenza di grandi partite già iscritte nella sua carriera – oltre 100 con il Barça – e il parere di chi lo ha allenato. Bastano due pareri autorevoli. Quello di Roland Koeman, che ha raccontato un episodio che lo colloca nel pantheon quantomeno di quelli ai quali i grandissimi guardano con rispetto e considerazione: «Quando è arrivato Pedri, Messi lo ha notato subito. Ha dato palla a Pedri, mentre non l’ha passata ad altri». Più articolato quello di Xavi, il suo attuale mister, rimasto favorevolmente colpito da uno dei suoi tanti exploit: «Incoraggio molto Pedri a tirare dalla distanza. Lui ha l’istinto del passaggio, quello decisivo. Quando giocavo succedeva la stessa cosa anche a me, ma ci sono dei momenti in cui devi tirare in porta. Col Siviglia ha fatto un gol incredibile. Pedri è un giocatore superlativo per il nostro modo di giocare, ce ne sono davvero pochi come lui. È un vero leader in campo, si muove molto e chiede sempre la palla. Mi ricorda Iniesta, un giocatore un po’ timido e introverso, che in campo però faceva sempre la differenza».
La si potrebbe anche chiudere qui, se Xavi ti dà dell’Iniesta non c’è molto altro da aggiungere. Che peraltro è l’idolo dichiarato di Pedri da bambino, tifoso del Barcellona «quando tutti simpatizzavano per il Real Madrid, ero uno delle poche eccezioni».
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Da aggiungere ci sono le valutazioni che Sebino Nela, in qualità di commentatore tv della Rai, ha fatto al Mondiale vedendolo all’opera contro Costa Rica. Lo ha visto subito salire in cattedra e dopo che nei primi 8 minuti aveva già fatto 3 assist sublimi, di cui 2 in pallonetto e uno di prima, non si potuto trattenere: «Questo ragazzo quando tocca il pallone è meraviglioso». Aggiungendo successivamente che «vede tutto, a 360 gradi», per poi concludere «Ha una qualità devastante. È una cosa esagerata».
Ecco perché i giovani come lui giocano troppo. Non se ne può fare a meno, in nome della bellezza.