Champions League
L’Inter di Barcellona va avanti perché sa crescere
Barcellona-Inter, 3-3 è il risultato che riproduce fedelmente la cultura, la mentalità e anche la condizione momentanea delle due squadre
Barcellona-Inter ha ospitato molto dello scibile calcistico e il 3-3 è il risultato che riproduce fedelmente la cultura, la mentalità e anche la condizione momentanea delle due squadre. Xavi sta dentro la tradizione catalana, anche se il suo Barça non è certo quello del tiki-taka dove lui viveva come un Re del calcio. Vedendo muovere Pedri, con quella padronanza dei mezzi tecnici e la giovane età che lo caratterizza, verrebbe voglia di metterlo su una macchina del tempo a giocare con Messi e tutta quella compagnia per vedere se reggerebbe l’urto (istintivamente, si direbbe di sì).
Il Barcellona costruisce molto, ama stazionare sulla trequarti, tira non poco (25 volte in 100 minuti, tanto è durata la partita), cerca di essere arioso con Raphinha da un lato e Dembelé dall’altro e almeno l’1-0 lo costruisce secondo indicazione del tecnico, da sinistra al centro disegnando una linea in tre punti che non ha la poesia dei tempi dorati ma ne ha la spietatezza. Però si intuisce da molte fasi della gara che i blaugrana non sono ancora quello che vorrebbero, anche se ci mettono l’anima. Che è moltissimo perché sembrava perduta l’anno scorso e oggi invece è in questo atteggiamento che si può edificare qualcosa, il, Clasico di domenica dirà in che proporzioni e con quale materiale.
L’Inter ha il cinismo e la qualità della scuola italiana, non se ne vergogna, ne fa una forza e – a differenza degli avversari – si soddisfa e si carica con quello che fa. Ne è prova la partita e i tanti, tantissimi momenti in cui riesce a crescere. Nella ripresa va alla conclusione il quadruplo delle volte di quanto gli è riuscito nei primi 45 minuti, dove peraltro con la traversa di Dzeko avrebbe potuto già essere in vantaggio. Nella ripresa colpisce 3 volte, per 2 scatta in avanti e persino nei minuti di recupero i calci d’angolo li tira invece di stare alla bandierina. Ed è da incorniciare a futura memoria la faccia di Gosens che si dispera per essere andati vicini al 3-4 quando l’arbitro decreta la fine è il nuovo inizio dal quale ripartire, lui e i suoi compagni.
L’Inter è il Toro Lautaro, in crisi fino al Camp Nou, in difficoltà nel primo tempo, devastante nella ripresa in ogni scelta e nella forza che le determina. Una squadra che sa crescere così ha molte cose da dire in Europa, quelle che aveva già pronunciato l’anno scorso vincendo a Liverpool.