2016
L’impeto di Fernando Torres
Barcellona – Atletico Madrid: vittoria e sconfitta in una sola unica qualità
Fernando Torres ha (aveva?) molte qualità. Un talento leggero, definibile quasi timido se si guardano certe partite dove si assenta spesso e malvolentieri o i rossori sulle guance che evidentemente denotano una preoccupazione che non si riscontra nei suoi colleghi di gioco. Prima del derby spagnolo di Champions League – ormai il vero Clasico della manifestazione più affascinante d’Europa – aveva messo a segno 6 reti, tutte in Liga. Ed uno degli acuti era avvenuto proprio contro il Barcellona, al Vicente Calderon, in una gara che pesa alquanto sull’economia di classifica, visto che la differenza probabilmente incolmabile nelle ultime 7 giornate tra blaugrana e colchoneros è data proprio dalla sconfitta in entrambi gli scontri diretti. Quel gol, in apertura di campionato, fu propiziato da un invito di Tiago in profondità, che il centravanti seppe sfruttare dimostrando che lui e il suo suggeritore, per dirla tutta, potevano non essere quelli che si erano visti a Milan e a Torino, sponda rossonera e bianconera. E’ un esempio di carica agonistica ineguagliabile, anche se sarebbe un errore descriverlo solo sotto questo profilo, data l’organizzazione in tutti i reparti.
COMBATTIVI – È indubbio come l’Atletico di Simeone sia un esempio di straordinaria combattività, anche se sarebbe un errore limitare le sue virtù, ormai protrattesi nel tempo. Anche al Camp Nou, in un momento di massima difficoltà qual era il restante tempo da trascorrere dopo l’uno-due di Suarez (17 minuti più recupero), si è vista una formazione organizzata e capace di abbassare la temperatura dell’incontro per riuscire a portare a casa un risultato che vale moltissimo, lasciando più che mai aperte le prospettive di qualificazione. Due anni fa, il Barcellona venne eliminato proprio da una rete di Koke in apertura del secondo match, chissà mai che un copione simile non si possa anche riproporre. La vera curiosità, però, prima ancora del futuro, riguarda i discorsi nello spogliatoio che avrà fatto il Cholo per caricare i suoi. E chissà cosa avrà detto al suo attaccante, cosa avrà stimolato, quale impeto avrà generato.
QUESTIONE DI IMPETO – Già, l’impeto. Perchè la rete che i biancorossi hanno segnato a metà del primo tempo è stata tutta figlia di quanta qualità e pulizia di gioco sa estrarre l’Atletico Madrid dalle situazioni di combattività. Come dire: riuscire a essere lucidi nell’agonismo, non proprio un teorema di facile applicazione. Ed ecco così che il Barcellona viene totalmente sorpreso da un pressing molto alto sin dal fischio d’inizio (e non è un modo di dire) e anche dalla robustezza dei lanci della difesa in risposta al passo più cadenzato del Barça: la palla vada più avanti possibile, questo è il messaggio, perchè lì poi si farà la guerra. I padroni di casa sono talmente affaticati dallo sforzo mentale di assestarsi sul copione imprevisto da “dimenticarsi” le marcature preventive, la difesa per uscire dal guscio quando imposta deve allargarsi molto e su una di queste spaziature troppo ampie Koke disegna la linea per Torres. Fernando ha la palla buona e non si fa pregare: il destro è di prima intenzione e da grande attaccante qual è (era?) va a colpo sicuro, un tracciante dritto che passa in mezzo alle gambe di Ter Stegen. Un gol senza bisogno di piazzare il pallone, un exploit che fa solo chi sa perfettamente in quale esatto punto del campo si sta trovando in quel momento.
UN LADRO – Il massimo orientamento, quindi. Che provoca per incredibile paradosso la totale perdita delle coordinate nei minuti successivi, anche se prima del fattaccio (anzi, dei fattacci, visto che sono due), Torres è bravissimo a defilarsi e servire Griezmann per il possibile colpo dello 0-2. Poi, nella propria metà campo, l’impeto si traduce in sciocchezza. E lui, che non è un giocatore dalla faccia feroce, se deve stringere i denti finisce per andare totalmente fuori giri e diventare il paradigma della morte della coordinazione. Un ladro a volto scoperto e maldestro, che nel primo caso entra totalmente in ritardo su Neymar che con la sua corsa orizzontale tutta scatti e ripartenze è un invito a nozze perchè tu vada a scaricare un po’ di nervi sulle tue caviglie. Ok, il giallo è giusto, ma invece di placare accende Torres che vuole dimostrarsi all’altezza della battagli e finisce per diventare maldestro e crollare pesantemente su Busquets, forse il giocatore che al mondo sa proteggere meglio palla in mezzo al campo (oltre a picchiare il giusto se invece ti affronta frontalmente).
CHIRURGICO – Di impeto si segna, di impeto si finisce per essere condannati. E’ la legge matematica della trasformazione dei bravi ragazzi in uomini da combattimento: Barcellona 2, Atletico Madrid 1. Con Suarez, il più cattivo di tutti, che nei primi 45 minuti non tocca palla e poi si accanisce nel suo habitat naturale, l’area da rigore, azzannando i palloni che passano (avete notato? Mentre Messi e Neymar hanno collezionato occasioni non trasformandole, lui ha colpito chirurgicamente).