Baraldi: "Ecco il progetto Bologna" - Calcio News 24
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2009

Baraldi: “Ecco il progetto Bologna”

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Tramite il sito ufficiale del Bologna, bolognafc.com, il nuovo Direttore Generale dei felsinei Luca Baraldi ha rilasciato qualche dichiarazione, che riportiamo.

“In passato per qualche anno sono stato calciatore professionista, anche in Serie B con il Modena: un’esperienza che mi è servita quando, più avanti, sono diventato dirigente nel mondo del calcio. Prima, però, per dieci anni ho lavorato in ambito bancario, presso la Banca del Monte di Parma; solo successivamente, dando seguito ad una mia grande passione e su invito di Stefano Tanzi (un mio cliente della banca), ho deciso di fare il grande salto e passare nel mondo del calcio in veste di Direttore Generale del Parma al posto di Uva. Sono stato il primo in Italia a presentare un piano industriale importante grazie al quale il Pama si autofinanziò e posso dire che tutte le attività  che ho iniziato allora sono andate a buon fine; inoltre, cambiai tutta la struttura tecnica inserendo Arrigo Sacchi come direttore tecnico (se ne sarebbe poi andato quando andai via io, per poi tornare dopo il mio rientro al Parma). Poi, dato che il crac della Cirio rischiava di mettere in ginocchio tutto il sistema calcio (la Lazio era debitrice di molte altre società ), su suggerimento di Carraro nel 2003 venni chiamato dalla Lazio, che aveva 250milioni di euro di debiti e un’istanza di fallimento in corso: accettai e convinsi i giocatori (attraverso procuratori e manager molto seri) a diventare azionisti della società , passo che (assieme alla pratica che permise di dilazionare i debiti) consentì di salvare la Lazio. Terminato il contratto di otto mesi con la Lazio decisi di rientrare a casa: non accettai il rinnovo che mi venne proposto. Dopo un mese scoppiò il crac Parmalat e il commissario straordinario Bondi mi chiamò a gestire la procedura fallimentare del Parma calcio, nel ruolo di amministratore delegato con pieni poteri; riuscimmo a salvato il Parma punto di vista societario e sportivo, era il 2005, poi chiesi di essere lasciato libero. Sono rimasto per due anni fuori dal calcio, fino a quando Amadei mi ha chiesto di diventare Presidente del Modena: non volevo, ma l’ho fatto e lì ho ridotto in maniera determinante il debito della società  e ricostruito la squadra (cinque di quei giocatori oggi sono in Serie A). Successivamente ci sono state cose non mi sono piaciute (e che non hanno a che fare con Amadei, gente squisita) e sono andato a riferire alla Procura della Repubblica e alla Guarda di Finanza: chiaramente il rapporto non poteva andare avanti. Nel contempo, per cinque anni sono stato anche membro del Consiglio di Lega: per tre anni e mezzo come consigliere, poi in qualità  di Presidente in rappresentanza della Serie B, quando c’erano tra i cadetti Juventus, Napoli, Genoa e Bologna, tutelando sia i grandi che i piccoli club.
Oggi ho scelto di venire a Bologna perchè è una società  seria, gestita da un gruppo industriale solido e da una famiglia che ha grande passione e generosità : i Menarini hanno questa squadra nel cuore e, da quando hanno acquisito il Bologna, hanno messo in campo un grande impegno fisico, economico e finanziario. Ho fatto un contratto di sei mesi da impiegato, perchè la fiducia la si deve meritare con i fatti e io voglio dare il mio contributo per portare il Bologna nel posto in cui merita di stare all’interno del calcio italiano. Questa è una città  ospitale, laboriosa e collocata in nel contesto socio-economico più importante d’Europa: ecco perchè bisogna riuscire a coinvolgere maggiormente il territorio.
Voglio lanciare un messaggio ai tifosi rossoblù. Io ero a Bologna la sera del 18 giugno 2005, quando si compì uno scempio clamoroso, come si sarebbe saputo successivamente: Bologna a Parma erano gli agnelli sacrificali di Calciopoli e dovevano spartirsi una triste sorte, la retrocessione in B. Io sarò venerdì a Napoli come testimone al processo, dato che denunciai (unico dirigente a farlo) l’arbitro De Sanctis per la direzione di gara in Lecce-Parma (feci un esposto in Federazione perchè secondo me nel suo arbitraggio c’erano ombre, come successivamente avrebbe confermato Vignaroli riportando le parole di De Sanctis: “non vi farò mai vincere questa partita”): sono orgoglioso di andare in Tribunale a ribadirlo. E aggiungo che ai tifosi non bisogna mai vendere illusioni: bisogna essere sinceri e comunicare di continuo, poi loro posso criticare o condividere la società  ma se pensiamo e diciamo che il Bologna è patrimonio di tutta la città  le cose bisogna farle, farle bene e farle sapere.
Con la società  ho preso l’impegno di presentare entro primavera il mio progetto Bologna. I suoi pilastri sono il bilancio (solo un bilancio sano consente una programmazione: col fiato corto non si può), un allenatore che condivida il progetto e assieme al quale andare avanti nella sua costruzione anche se si dovesse perdere qualche partita, giocatori che siano pienamente disponibili e pronti a farsi coinvolgere in questo progetto (guarderemo prima agli uomini e poi ai calciatori), gli investimenti sul Settore Giovanile (aspetto che per me è fondamentale) valorizzando un territorio, quello bolognese, che ha nel suo Dna il gioco del calcio e partendo dalle risorse umane (responsabili – Marocchi è un grande professionista – e allenatori), e le infrastrutture (sede, stadio di proprietà  o in gestione, e quindi rapporti con le istituzioni).
Veniamo, infine, agli obiettivi. Il primo obiettivo è arrivare ai 40 punti in classifica: prima ci arriviamo e prima possiamo pensare al progetto nella sua interezza. Domattina ci sarà  la prima riunione operativa con la proprietà  e lo staff tecnico e conoscerò meglio Salvatori e Maglione, con cui non ho mai lavorato; posso dire che di Colomba ho una grandissima stima come allenatore e come uomo (giocava nel Modena quando io ero in Primavera, se avessi potuto l’avrei ingaggiato nelle società  in cui ho lavorato ma era sempre già  attivo altrove) e che da qui a giugno non ci saranno cambiamenti nel settore tecnico e dirigenziale. Se tutti cominciamo a sognare (dirigenti, staff tecnico, calciatori, dipendenti, stampa, tifosi), senza prendere in giro nessuno, qualcosa di quel sogno può diventare realtà ; ma deve essere un sogno condiviso da tutti”.

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