2017

Ballardini e la gara dell’ex: «Bologna e Lazio, due società solide»

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Davide Ballardini attende una panchina, ma commenta la sfida tra emiliani e capitolini: «Verdi e Murgia sono il futuro»

Bologna-Lazio la sente anche un po’ sua. Cinque mesi in rossoblù, 23 partite sulla panchina biancoceleste. Poteva finire meglio, certo, ma il tempo restituisce una prospettiva più nitida su ciò che successe: in entrambe le piazze Davide Ballardini trovò situazioni assai complicate. E comunque: una Supercoppa – con la Lazio – l’ha messa in bacheca e porta
la sua firma; e a Bologna la media-punti – prima che Diamanti e la società inscenassero il farsesco teatrino per la cessione in Cina a mercato chiuso – era da salvezza abbondante. Ballardini, che campionato stanno facendo Bologna e Lazio a “Il Corriere dello Sport”: «Eccellente la Lazio, buono il Bologna. Ma la premessa del loro percorso sono le due società, forti e solide, solo così si danno garanzie alla parte tecnica». La Lazio è la sorpresa del campionato. «Sì, la squadra è stata costruita con grande abilità. Bravo Tare nella scelta dei giocatori, da Lucas Leiva a Marusic a Nani, che sono sicuro farà bene. E bravo Inzaghi a farli rendere al meglio».

RICORDI NEL PRESENTE – Il Bologna è un mix tra giovani emergenti e veterani. «Mi piace tantissimo Verdi. Lo seguivo già quando era nelle giovanili del Milan. Un paio d’anni fa mi chiedevo: ma che ci fa questo al Carpi? E’ maturato, ora è pronto per il salto di qualità». E della Lazio che giovane le piace? «Murgia: è un centrocampista completo, di qualità e personalità, molto bravo col pallone tra i piedi. Ed è intelligente, raramente sbaglia la scelta delle giocate». Qual è il valore aggiunto di Simone Inzaghi? «Penso che il suo segreto sia aver costruito un rapporto forte con i giocatori. Li fa stare bene, li mette nelle condizioni per esprimersi. In campo sanno sempre cosa fare: questa è una grande qualità per un allenatore. Lo stesso posso dire per Donadoni. Lui e Inzaghi, sotto questo aspetto, sono simili: seri e preparati».

UOMO DI SALVEZZE – Cosa successe nel 2014 a Bologna? «Arrivai a gennaio, dopo un mese Guaraldi cedette Diamanti, che per noi era fondamentale: fu l’inizio della fine». Con Diamanti in squadra lei viaggiava sopra la zona a rischio. «Sì, ma allora la società viveva un momento molto critico e quello era un organico assai povero: l’anno dopo nessuno dei giocatori giocò in A». E cosa ricorda del periodo alla Lazio? «Vinsi subito la Supercoppa a Pechino, ma era una situazione tormentata, con tanti giocatori bravi, da Pandev a Ledesma, fuori rosa. Fin quando il mercato rimase aperto andammo bene, poi i giocatori rimasero lì ma io non li potevo utilizzare». Cosa si rimprovera oggi, a distanza di qualche anno? «Alla Lazio avrei dovuto risolvere il contratto alla chiusura del mercato, così come dovevo andarmene a Bologna dopo la cessione di Diamanti. Pensare «ce la faccio» in entrambi i casi è stato il mio errore. Ma non l’ho più ripetuto». L’anno scorso lei ha salvato un Palermo disperato. «Mi creda, non era facile, lo dico con una certa soddisfazione». Pronto a tornare in panchina? «Certo, mi sento un allenatore da serie A, qualche offerta ultimamente è arrivata, vediamo…».

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