2013
Attaccati alla Trenza: solo così si salva la StramaInter
Era il 5 gennaio del 2005. Era arrivato un nuovo e deludente anno in casa Internazionale, e le panze post-natalizie dei sostenitori delle squadre di tutta Italia (e non solo) crescevano in maniera esponenziale in vista della coda delle festività, ovvero l’Epifania. L’Inter di Roberto Mancini, in una di quelle stagioni da “vorrei ma non posso” ormai divenute una consuetudine nella Milano nerazzura, tentava la risalita verso la zona Champions ospitando a San Siro la Sampdoria di Walter Novellino, una squadra coriacea guidata da un tecnico vulcanico ma al tempo stesso molto competente.
Si trattava di una di quelle partite alle quali veniva appiccicata l’etichetta di ultima spiaggia, per evitare la contestazione dei sempre più stanchi tifosi interisti, delusi da una stagione non all’altezza delle aspettative estive, dei trofei di contorno vinti nel caldo d’agosto e delle campagne acquisti faraoniche, ma quella volta il pubblico che sosteneva il Biscione tornò a casa a dir poco estasiato. Segna Tonetto per lo 0-1 blucerchiato poco prima dell’intervallo, ma è il raddoppio di tale Vitaly Kutuzov, arrivato a otto minuti dal 90′, a convincere il popolo di San Siro che quello sarebbe stato l’ennesimo pomeriggio. Per fortuna, guardandola con occhi dipinti di nerazzurri, non fu così, perchè Martins all’ 88′, Vieri al primo minuto di recupero e Recoba due giri di lancette più tardi provocarono un mix di estasi e infarti a catena, che nessun tifoso dell’Inter si sarebbe augurato di provare mai più nella vita. E invece non andrà così.
La partita di Catania è la manifestazione del fatto che, pur passando decine di giocatori e svariati allenatori nel corso degli anni, nel DNA interista è sempre presente una massiccia dose di pazzia, che fa sì che una partita che sembrava ormai andata, con il 2-0 firmato dalla giocata da centravanti vero di Bergessio (agevolato dalla donazione benefica di Juan Jesus) e dalla zuccata di un Marchese quasi stupito nell’avere così tanta libertà su un calcio piazzato, si sia invece trasformata nell’ennesima impresa, che probabilmente avrà salvato buona parte della stagione degli uomini di Stramaccioni. E proprio il giovane tecnico nerazzurro, forse ancora sotto shock per l’aspro diverbio avuto con il suo pupillo Cassano, sembrava aver perso completamente il polso della situazione, con una formazione che difficilmente avrebbe potuto avere la meglio al cospetto di quella che, quasi all’unanimità, è considerata la squadra che gioca meglio a calcio tra le venti elette della massima serie.
L’intervallo del “Massimino” potrebbe passare alla storia del calcio interista come un’opera d’arte, vista la reazione avuta dalla squadra sin dai primi istanti della ripresa e soprattutto le scelte del mister, che ha lasciato in panca prima un Rocchi evanescente (ora si spiegano le panchine prolungate, un po’ meno la decisione di ingaggiarlo a gennaio) e in seguito un Kuzmanovic apparso nettamente fuori dal gioco. Se Stankovic ha dato grinta e ha accelerato i tempi a centrocampo, ci è voluto il miglior Palacio della stagione per trasformare il grigio pomeriggio catanese in una giornata di sole splendente: el Trenza ha consentito ad Alvarez di crescere minuto dopo minuto, prima di salire in cattedra e firmare le due reti fondamentali per firmare la vittoria, complice anche un Catania evidentemente sorpreso dalla reazione furente degli Strama-boys.
Così, com’è successo in quel freddo pomeriggio di gennaio di otto anni fa, l’Inter si riscopre pazza e soprattutto torna in corsa per un piazzamento in Champions League e vede un’impennata di entusiasmo e ottimismo nel proprio allenatore, aspramente criticato nelle scorse settimane e uscito ampiamente rafforzato dal folle pomeriggio del vecchio Cibali. Uno stadio nel quale, evidentemente, all’Inter piace mettere in scena avvenimenti clamorosi.