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Atalanta “sottona” del trequartista: parte cruciale del gioco (e occhio a Miranchuk)

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La figura del trequartista in casa Atalanta: da Koopmeiners a Miranchuk non si può fare a meno di avere in formazione

Utilizzando gergo giovanile, nei momenti d’amore dove regna più la delusione che la passione, il miglior consiglio che si da sempre è quello di che “non essere sottoni” cercando di captare il fatto che manchi più la figura piuttosto che la persona stessa. Un detto che si può allargare anche nel mondo del calcio passando dall’essere “sottoni del mercato” quando le cose non vanno bene alla consapevolezza che invece tatticamente e tecnicamente si dipende da un singolo giocatore, o meglio, dalla figura che rappresenta.

Nell’Atalanta esso porta il nome di Koopmeiners, e per quanto la Dea non possa fare a meno di lui (risultando una vera dipendenza), dall’altra però rappresenta quella figura del trequartista che, quando non c’è, si sente fortemente la mancanza. La prova più grande è stata contro il Genoa dove i nerazzurro sono stati a due volti: incapaci di costruire gioco nel primo tempo, brillanti nella ripresa. La differenza è stata fatta, appunto, dalla figura dietro le punte passando dal 3-4-3 largo (dove CDK, Scamacca e Lookman erano isolati l’uno dall’altro) al solito 3-4-1-2: si è rivisto equilibrio, costruzione e intesa tra centrocampo e attacco.

Certo, non c’era Koopmeiners, bensì Miranchuk che ha dimostrato che le soluzioni ci sono, e parlando del russo si può dire che abbia cambiato la partita mostrandosi come una valida alternativa di qualità. Teun ritornerà giovedì, ma questa Atalanta ha dimostrato che se vuole può compensare, nonostante l’essere sottoni, calcisiticamente parlando, per Koop sia comprensibile.

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