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Atalanta Milan: per vincere a Bergamo Pioli usi la saggezza (come nel 1991)

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Il big match della seconda giornata di Serie A sarà Atalanta Milan: Pioli avrà bisogno di saggezza come successe nel lontano 1991

Atalanta Milan di domenica sera è un grande contenitore di promesse. Che il Milan di Pioli oggi sia una squadra effervescente per individualità e spirito collettivo e che l’Atalanta di Gasperini per un po’ di anni ne sia stata il sinonimo è un dato assodato.

Eppure, per vincere a Bergamo – definita «arcigna» dal grande Gianni Brera che amava i derby lombardi – ci vuole anche un po’ di quella «cauta saggezza» invocata dal giornalista sulle colonne de La Repubblica nell’ottobre del 1991. Intuendo che Fabio Capello, dopo le ossessioni di Arrigo Sacchi, sarebbe riuscito a metterne tanta nel corpo di una squadra che infilò più scudetti di fila. Esattamente i propositi di Pioli, che sa bene come da quell’epoca il Diavolo non sia più riuscito a stabilire una sequenza di tricolori consecutivi, un paradosso per un club che più volte si è laureato campione d’Europa.

Anche quell’Atalanta Milan si disputò a inizio campionato. E a differenza di questo, i rossoneri ci arrivarono non particolarmente brillanti, almeno sul piano del gioco, tanto che dopo 4 partite non avevano segnato ancora su azione, spingendo in avanti la propria classifica tra rigori e autogol. Anche in quella domenica la gara venne messa in discesa da un istintivo mani di Porrini, che diede modo a Marco Van Basten di mettere a segno il suo sedicesimo penalty consecutivo. La rete del definitivo venne inventata da Demetrio Albertini ed è un momento particolarmente caro. Ad appena 20 anni disegnò un capolavoro raccogliendo un pallone dalla bandierina: pochi passi all’indietro e una conclusione sotto la traversa per quello che è il primo dei 28 gol segnati con la maglia rossonera, uno dei più belli.

Il resto lo fece Sebastiano Rossi, ipnotizzando uno svagato Bianchezi, brasiliano neo-acquisto che non si presentò bene sul dischetto. E, soprattutto, la velocità, indicata da Ruud Gullit come la chiave della bella vittoria e da questo punto di vista il ritmo dei rossoneri di oggi si può senz’altro connettere con quello dello squadrone dell’epoca.

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