2018

Astori, parla Francesca Fioretti: «Destino ingiusto, ora devo ricominciare»

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Francesca Fioretti rompe il silenzio e torna a parlare in pubblico della perdita del compagno Davide Astori lo scorso 4 marzo

Da quel maledetto 4 marzo 2018 in cui perse la vita il capitano della Fiorentina, Davide Astori, sono passati più di sette mesi. Questa mattina Francesca Fioretti, compagna dell’ex capitano viola e madre di Vittoria, ha raccontato il suo dolore nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera: «Ci siamo conosciuti una sera di settembre 2013. A una festa lui mi ha fermato per chiedermi come era il Vietnam, dove io ero stata come concorrente del programma televisivo ‘Pechino express’. Sembrava una strategia di “rimorchio”, ma la vita e i nostri viaggi si sarebbero incaricati di provarmi che era sincero. Quella notte mi arrivò il suo primo messaggio, si era fatto dare il numero da un amico. Mi ha scritto per un mese, ogni giorno. Lì sono tutte le nostre chat del primo periodo».

Prosegue la Fioretti: «Eravamo diversi e complementari, la sua vita era regolare, come una linea orizzontale. La nostra passione erano i viaggi: andavamo come due adolescenti, treni e autobus. Prima del viaggio in Perù scoprii di essere incinta, lì ci dissero che l’avevamo persa dopo un controllo. Quando tornammo a Roma, era ad aspettarci. ‘Se è così forte, non può che essere una bambina’, disse. Abbiamo vissuto giorni bellissimi insieme, non posso accettare che sia andato via così. Non è stato un incidente, una malattia… Sembrava una favola brutta, al fine di tutti i progetti che avevamo fatto insieme, dei sogni, dei progetti».

Un dolore impossibile da cancellare: «Non posso accettare che sia andato via così. Non è stato un incidente, una malattia… Sembrava una favola brutta, era la fine di tutti i progetti che avevamo fatto insieme, dei sogni, dei desideri. Nei momenti di sconforto penso che il destino con noi sia stato davvero ingiusto. Se ne è andato, ma era nel momento più pieno e felice della sua vita, e se il mio dolore deve essere il pegno da pagare per questo, lo potrò sopportare per sempre».

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