2020

Aronica: «Il Napoli di Gattuso ricorda il mio. Finale incerta» – ESCLUSIVA

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Si avvicina il giorno della finale di Coppa Italia tra Juventus e Napoli: ecco la previsione di Salvatore Aronica

Salvatore Aronica ha segnato un’epoca decisiva per il rilancio del Napoli in Serie A nell’era De Laurentiis: titolare fisso con Walter Mazzarri in panchina, Aronica è stato per anni baluardo della difesa partenopea. Intervenuto ai microfoni di Calcionews24, Aronica dice la sua sulla finale di Coppa Italia tra Napoli e Juventus.

Salvatore Aronica, una Serie A che si appresta a ripartire, dopo la finale di Coppa Italia. Cosa pensa della ripresa del campionato?
«Diciamo che in virtù di quello che è successo sarà una ripresa diversa da quelle viste ogni anno perché c’è stato un periodo di fermo totale ed il campionato non sarà veritiero ed avvincente come è sempre stato. La condizione dei giocatori è cambiata, sia fisica che psicologica, si giocherà senza pubblico e quindi sicuramente non sarà il campionato italiano avvincente come siamo abituati a vedere nei finali di stagione».

La finale di Coppa Italia tra Napoli e Juve è un remake di quella del 2012. Chi riuscirà a portare a casa il primo trofeo del 2020?
«La finale è una partita a sé dove può succedere di tutto, chiaramente l’aspetto fisico, la condizione atletica e le motivazioni sicuramente incideranno parecchio. La Juve dal canto suo può contare su una rosa ampia potendo far affidamento su 15-18 giocatori titolari, che sono tutti dei top player. Il Napoli a livello di rosa arriva un po’ corto rispetto alla Juve però anche nel 2012 eravamo dati perdenti alla vigilia della gara, ma abbiamo dimostrato che nel calcio tutto può succedere e le motivazioni, e spesso l’aspetto fisico, fanno la differenza, rivelando che il risultato si acquisisce sul campo e che il risultato si merita».

Nel 2012 infatti il suo Napoli, sotto la guida di Mazzarri, riuscì a portare a casa il trofeo contro una Juve, allenata da Conte, imbattuta fino a quel momento e vincitrice dello Scudetto.
«Senza dubbio un successo meritato, giocammo accorti, attenti in difesa e lasciammo poco alla Juve. Alla vigilia, sia per l’organico sia perché la Juve di Conte aveva vinto lo Scudetto ed era sul tetto d’Italia, ci davano sfavoriti perché eravamo un Napoli gregario, operaio, che partita svantaggiato. Però alla fine con le nostre armi e con un grande condottiero come Mazzarri riuscimmo a venirne a capo».

Un’emozione sicuramente particolare per Maurizio Sarri, alla prima finale di Coppa Italia in carriera proprio contro il Napoli, tenendo conto di cosa abbia rappresentato per gli azzurri.
«Diciamo che Sarri è rimasto legato a Napoli nonostante ci siano pareri discordanti, soprattutto quando si gioca o si è giocata Juve Napoli. Io credo che lui, da grande professionista qual è, dimenticherà al calcio d’inizio le forti emozioni che sentirà alla vigilia perché per l’allenatore della Juventus è importante vincere, non solo arrivare in finale. Sarri quindi capirà l’importanza di portare a casa questo trofeo, anche per riscontrare pareri positivi da parte della dirigenza».

Un altro ex quasi sicuramente non sarà della partita. Quanto mancherà Gonzalo Higuain alla Juventus?
«Higuain è un’assenza pesante, perché ha fatto benissimo a Napoli e bene anche alla Juventus, ed è una freccia che mancherà all’arco di Maurizio Sarri perché contro il Napoli è risultato quasi sempre positivo. Però la Juve potrà ovviare alla sua assenza con Cristiano Ronaldo, Dybala, Douglas Costa, Cuadrado, potendo contare su un parco attaccanti davvero molto fornito».

A proposito di doppi ex, chi potrebbe diventarlo in futuro è Arek Milik, obiettivo Juve per l’attacco. Pensa sia un buon affare per i bianconeri?
«Si è disimpegnato bene a Napoli ma ora sta riscontrando qualche difficoltà proprio per queste voci di mercato, secondo il mio parere. Credo se andasse alla Juventus, conoscendosi a vicenda con Sarri, potrebbe dare un grande contributo anche se dovesse davvero sposare la causa bianconera, non sarebbe una primissima scelta».

Al Napoli Milik al momento sembra partire dietro nelle gerarchie, con Mertens nel ruolo di attaccante centrale. Vede delle somiglianze tra il Napoli di Gattuso e quello di Mazzarri?
«Diciamo che Gattuso è un allenatore sanguigno un po’ come Mazzarri, combattivo che fa delle sue armi migliori la grinta, la concentrazione e l’aspetto difensivo, con uno spirito garibaldino che fa sì che vada su tutti i campi a giocarsela alla pari con tutti, come ha fatto con il Barcellona e sabato con l’Inter. E’ una squadra che rispecchia molto il carattere dell’allenatore e in questo si trovano molte somiglianze con il Napoli di Mazzarri».

Simbolo del Napoli di Mazzarri fu anche Edinson Cavani. Pensa possa tornare in Italia? E nel caso dovesse tornare, Inter o Napoli?
«Cavani è molto legato all’Italia, si è trovato benissimo a Palermo e ancora di più a Napoli. E’ in scadenza di contratto e credo che proprio in virtù di questo legame con il nostro Paese, possa scegliere di ritornare. Non credo all’opzione Napoli per una questione relativa allo stipendio che non rientra nei parametri della società di De Laurentiis, ma credo che possa davvero trovare spazio all’Inter».

Un’ultima battuta sullo Scudetto, essendo ormai alla vigilia della ripresa del campionato: lotta tra Juve e Lazio o si inserirà anche l’Inter?
«Io credo che la Juve riuscirà ad avere la meglio anche quest’anno, anche se la Lazio potrebbe dar fastidio, ma i bianconeri per organico, qualità e mentalità sono ancora una spanna avanti. Inter? Se la giocherà forse con la Lazio per il secondo posto, ma credo che alla fine la Juve sia avanti».

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