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Arianna Mihajlovic: «Non abbiamo detto a Sinisa che stava morendo»

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A un anno di distanza dalla sua scomparsa, tanti parlano di Sinisa Mihajlovic. Oggi sul Corriere della Sera lo fa Arianna Rapaccioni, sua moglie dal 1995

A un anno di distanza dalla sua scomparsa, tanti parlano di Sinisa Mihajlovic. Oggi sul Corriere della Sera lo fa Arianna Rapaccioni, sua moglie dal 1995.

NON PENSAVA CHE MORISSE«No. Poi, certo, non sono stupida e la sua era una malattia importante, ma anche lui negava l’evidenza. Se qualcuno gli chiedeva cos’aveva, diceva: amo’ che malattia ho? Mi chiamava così: amore. E io: hai la leucemia mieloide acuta. Sinisa non leggeva i referti, non guardava su Internet, voleva solo sapere quali cure fare. Ha sperato fino all’ultimo di guarire. Ha lottato come un leone, ha fatto cure allucinanti, due trapianti, una cura sperimentale tostissima… Gli sono stata accanto negli ospedali per quattro anni. Credo che il mio stato di choc dipenda anche dalla sofferenza vissuta insieme. Ricordo ancora i suoi occhi terrorizzati quando ci hanno detto che aveva una recidiva. Ricordo gli esami che andavano male».

L’ULTIMO MESE«Nell’ultimo mese, i medici mi hanno detto che sarebbe morto, Non sapevo se dirglielo. Mi sono confrontata con tutti e cinque i figli. Non l’ho detto a nessun altro. Abbiamo deciso di non dirglielo, per non togliergli quel lumicino di speranza. D’altra parte, lui non ci ha mai chiesto se ce l’avrebbe fatta, ha sempre lottato perché era un uomo che non poteva accettare di morire. Infatti, una settimana prima di andarsene, ha detto: sono felice perché ho tutti coi e voglio invecchiare con tutti i figli e tanti nipoti, ne voglio altri, ne voglio una tavolata piena. Quello è stato un momento durissimo».

LE PAROLE NON DETTE«Non siamo mai stati una coppia mielosa, che si dice “ti amo”. Nelle ultime settimane avrei voluto dirglielo e dirgli anche tante altre cose. Ma si sarebbe insospettito e non sapevo come fare. Poi, il giorno prima che morisse, è venuto il medico Luca Marchetti, un amico, e Sinisa, come al solito, gli fa: sei pessimo, quando mi fai uscire? Poi, gli ha detto: Luca, ti voglio bene. E io: a me non dici niente? Al che, mi fa: che c’entra, a te ti amo. Così, anche io gliel’ho detto che l’amavo».

RIMPIANTI«Se ho un rimpianto, è per quello che non gli ho detto. Su quanta gli sono stata vicina, rimpianti non ne ho. Poi, magari, dopo piangevo».

NOSTALGIA«Dei momenti in cui, tutti insieme, partivamo per le vacanze, o facevamo Natale».

UN RICORDO PER RACCONTARLO«Non uno, ma tanti e riguardano sicuramente la sua generosità. Ha sempre aiutato tutti. E poi ricordo il suo amore per il calcio. Quando il 25 marzo 2019 è andato alla partita contro il Verona, si è messo le scarpe, tremava, aveva l’affanno, ma è andato».

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