2013
Arbitri, Rizzoli: “Le mie decisioni? Vi spiego…”
ARBITRI RIZZOLI – E’ stato uno degli arbitri più contestati di questo campionato, un po’ come tutti gli altri, in realtà: Nicola Rizzoli, tuttavia, per molti è al momento il miglior fischietto italiano. Intevistato da La Gazzetta dello Sport, ha parlato di un po’ di argomenti, senza veli.
“Se faccio l’arbitro è ‘colpa’ di un arbitro. La mia vita cambia in una partita Allievi a Bologna: supero l’ultimo difensore e mi butta giù in modo plateale. Ci danno solo punizione dal limite: inizio a protestare. Vado giù duro: ‘Ma non dai nemmeno giallo: è un’ingiustizia’. Mi fa: ‘Non conosci il regolamento…’. Scatta qualcosa dentro e decido di frequentare un corso per arbitri. L’idea era sapere le cose in modo da discutere alla pari con chi dirigeva. Non sono più tornato indietro”, le parole di Rizzoli. Così iniziò la sua carriera da direttore di gara…
Qualcuno dice che è un po’ troppo severo con i colleghi, specie quando è arbitro di porta… “Quando mai, sarebbe deleterio per un esperimento molto importante. Credo molto negli arbitri addizionali. Ho avuto la fortuna di partecipare al primissimo test in Slovenia. Da allora sono stati fatti passi enormi fino a raggiungere un livello elevatissimo nell’ultimo Europeo. Ci vogliono anni e pazienza. Sgombriamo il campo dagli equivoci: la decisione finale spetta all’arbitro centrale. Guai se accade il contrario. L’addizionale fa da supporto e serve ad avere una copertura quasi totale delle azioni. Vuole un esempio? Italia-Croazia in Polonia. Chiellini subisce fallo dall’attaccante, poi si sbilancia e frana sull’avversario. L’arbitro avrebbe visto solo la parte finale e fischiato rigore, il giudice di porta gli ha completato la sequenza ed evitato un errore. Se poi l’idea è di non avere nessuna svista, siamo fuori strada“.
Tra le decisione contestategli, quel rigore segnalato da assistente a favore della Juventus contro il Napoli in Supercoppa Italiana: “Decisione condivisa. Mazzoleni aveva visto il fallo: io ho dato una ulteriore conferma. Le immagini sono chiare anche se c’è chi sostiene che non era rigore. La premiazione disertata del Napoli? Credo non sia stato uno spot felice per l’Italia“.
Altri casi strani. Udinese – Juve e Udinese – Cagliari: rigore più rosso a Brkic, rigore dato e poi ritirato da Tommasi: “Nel caso del portiere è stato un gioco di squadra, per capire se il fallo era dentro o fuori, mentre sull’espulsione ha deciso Valeri. Il secondo episodio è stato un equivoco: la parola ‘difensore’, detta per chiarire chi aveva toccato la palla in ottica valutazione fuorigioco, è diventata ‘rigore’. Tornare indietro ha evitato un errore. Rischio di troppe voci in campo? E’ normale. Il lavoro di Collina dura da tre anni. Poi conta l’affiatamento: a Euro 2012 io con Rocchi, Tagliavento, Faverani e Stefani vedevano le gare insieme e sugli episodi ci dicevamo come ci saremmo comportati. Mi sbilancio: gli arbitri italiani sono di ottimo livello“.
Ancora: il rigore di Milan – Juventus: “Le rispondo in generale. A volte persino la tv fa fatica a dare certezze. Credo che allora valga più l’impressione avuta dall’arbitro. Ci sono dettagli che le immagini non riproducono, penso ai rumori e alla prospettiva di chi è sul campo. Poi c’è l’esperienza. Se un difensore allarga in modo innaturale le braccia, lo fa perché vuole impedire un cross o un tiro. Magari il tocco non sarà volontario, ma quella intenzione si punisce col rigore. Ma su Milan-Juve vorrei far notare altro, ovvero la grande compostezza dei giocatori. Pirlo e gli altri mi hanno chiesto spiegazioni in modo civile e sono andati via. In campo spesso non c’è rispetto, ma c’è un miglioramento rispetto al passato. Fatico a trovare atteggiamenti sbagliati degli attuali capitani. In passato c’erano Maldini, Baggio, Zanetti e pochi altri esempi positivi. Le frasi contro gli arbitri che ci ricordano i nostri errori? Nulla di nuovo. Se un arbitro crede a questi frasi, allora è meglio che si ritiri. Piuttosto per regolamento in panchina nessuno potrebbe avere strumenti di comunicazione“.
Tecnologia sì o tecnologia no: Rizzoli risponde: “L’ideale sarebbe avere entrambi. Nello specifico, l’occhio di falco serve soltanto a evitare un errore grave, mentre il giudice di porta ha una portata più ampia“.
Infine, qualche “sassolino” che il fischietto vorebbe togliersi: “Sulla conoscenza del regolamento da parte degli addetti ai lavori, giornalisti in testa. Si parla di ‘ultimo uomo’ quando da anni non è più questa la condizione per decidere l’espulsione. Sui falli di mano, poi, regna la confusione. Se s’interrompe un passaggio a un avversario è sempre giallo; se si blocca un dribbling ancora giallo; se c’è un tiro in porta cartellino automatico ed è rosso se evita un gol; se c’è un cross, dipende: con la difesa schierata e senza certezza di chi colpirà la palla, basta la punizione. Se sarebbe giusto far parlare gli arbitri? Il presidente Nicchi sta lavorando in questa direzione. Sarebbe utile e lo faremo, ma serve un cambio culturale. Oggi l’arbitro spesso è un nemico. E invece siamo al servizio del calcio“.