2015
Arbitraggi e scommesse, l’Atalanta si ribella: «Danneggiati oltremodo»
Marino in conferenza: «Colantuono? Ha gli attributi, ne uscirà. Sul fuorigioco di Pasqual…»
«Siamo in un momento particolare, per cui è nececessario che la mia figura intervenga a commentare tutto ciò che sta succedendo intorno a noi». Pierpaolo Marino, direttore generale dell’Atalanta, è intervenuto in conferenza stampa a Zingonia, per affrontare diverse tematiche. A partire dalla gara di domenica con la Fiorentina, persa in extremis: «Non abbiamo voluto commentare un gol in fuorigioco al novantesimo, che ci ha impedito di portare via da Firenze quello che sarebbe stato un pareggio meritato. Però, siccome vedo che ci si lamenta anche per cose molto meno importanti, ci tengo a sottolineare che questa sconfitta brucia. Sento dei commenti mediaticamente compiacenti che definiscono i fuorigioco lievi o pesanti… Fuorigioco c’è o non c’è, noi non è che non sappiamo parlare, ma cerchiamo di evitare vittimismi».
IN MEDIA – Quanto al momento che la squadra sta vivendo, Marino resta ottimista: «Eccezion fatta per l’avvio, nel quale abbiamo ottenuto quattro punti in sette partite, per il resto stiamo vivendo un buon momento. Il rendimento, proporzionato al periodo delle ultime 14 partite, è in media dei 48-50 punti, proprio come gli scorsi anni».
IMMAGINI EVIDENTI – La lamentela, stando alle parole del dirigente nerazzurro, nasce da un motivo ben preciso: «Anche contro il Chievo abbiamo perso due punti pesanti e ci siamo lamentati, perché erano episodi evidenti. Ci siamo sentiti in dovere di farci sentire, però, perché secondo alcuni mass media il fuorigioco con la Fiorentina era lieve: situazioni di questo genere non possono né devono esistere, ma, ribadisco, non vogliamo fare vittimismi. Dietrologie non voglio farne, ognuno ha da recriminare però chiediamo almeno oggettività su fatti che sono sotto gli occhi di tutti, perché poi c’è anche chi si lamenta per molto meno…».
COLANTUONO – Arbitraggi a parte, Marino ha poi commentato la delicata situazione che sta attraversando Stefano Colantuono, indagato per una presunta combine nel 2011, quando già allenava la Dea: «Per la carica che rivesto, è giusto che io dica qualcosa su questa situazione. Siamo di fronte a professionisti a cui va stima e vicinanza da parte della società, il fatto di essere indagati non significa essere colpevoli. A volte si viene indagati e poi non si va nemmeno a giudizio, ma questo va nella dinamica che il corso della giustizia deve fare. La società ha parlato con Colantuono e Zamagna, che si ribellano all’idea di essere accusati di qualcosa che non hanno fatto. Non hanno ancora ricevuto alcuna comunicazione dalla magistratura, per cui in questo momento, con i loro legali, s’è deciso di seguire la via del silenzio. Entrambi affermano la loro estraneità ai fatti e sono sbalorditi per quanto sta succedendo, sono fiduciosi nel lavoro della magistratura e sono sicuri di riuscire a dimostrare la loro estraneità ai fatti. Colantuono, appena riceverà le carte, vuole recarsi a Cremona per gridare la propria innocenza. La società è sicura che si sia trattato di un grosso equivoco, non mettiamoli nel tritacarne e lasciamoli lavorare con serenità. Come la sta vivendo Colantuono? Non sta facendo i salti di gioia, ma ha gli attributi per combattere la sua battaglia legale e non lesinare nulla sul campo. Gli saremo vicini tutti, comunque, e sono convinto che la squadra reagirà sul campo a questo tipo di avversità, come accaduto nell’anno del -6, quando vincemmo con il Cesena a poche ore dall’arresto di un tesserato. Responsabilità oggettiva? L’Atalanta ha dei modelli virtuosi, pronti a dimostrare ogni tipo di irregolarità. Abbiamo pagato più di tutti per comportamenti di soggetti infedeli al club e siamo tranquilli: non ci saranno penalizzazioni».
TIFOSI– Infine, una battuta sulla chiusura dello stadio – nello specifico, per chi non possiede la tessera del tifoso – da parte del Prefetto: «Siamo stati costretti a subire decisioni molto dure con lo stadio che non ci ha potuti sostenere come sempre. Le abbiamo adottate con ossequio perché non potevamo fare altrimenti e da cittadini le decisioni della Prefettura si accettano. Però bisogna che dappertutto venga usato lo stesso metro di giudizio e non è stato così. Per noi è stato un danno economico ma anche tecnico: non poter contare sull’apporto di buona parte del tifo è pesantissimo».