Antonio Pacheco, idolo e meteora - Calcio News 24
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Antonio Pacheco, idolo e meteora

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Nell’infinita lista di meteore passate per il nostro campionato, lui merita una posizione di spicco, forse tra le più alte. Il nome? Antonio Pacheco. L’attaccante uruguaiano arriva all’Inter nel 2001 pronto a conquistare tutto insieme al suo connazionale Recoba ma le cose andarono diversamente.

Antonio nasce a Montevideo nel 1976, da giovanissimo inizia a giocare nelle giovanili del Peñarol, noto club della capitale. Il ragazzo è un attaccante brevilineo, veloce, con un dribbling spumeggiante. Nel 1994, a 18 anni, passa in prima squadra e dimostra subito di saper stare con i più grandi. Con i gialloneri sfodera buone prestazioni diventando subito un idolo della tifoseria locale. In cinque anni conquista altrettanti campionati, entra nel giro della nazionale con la quale debutta nel 1997 contro l’Argentina, in un match valido per le qualificazioni ai mondiali francesi.
Le sirene europee cominciano a sentirsi in Uruguay, Pacheco inizia a far gola a tante squadre del vecchio continente. Nell’estate del 2000 si parla della Reggina, poi del Napoli, addirittura di uno scontro di mercato tra Barcellona e Juventus per portare a casa il talentuoso Antonio. Alla fine, durante il mercato invernale, la spunta l’Inter. La società milanese, convinta da Recoba e dal procuratore Paco Casal, prende la metà del cartellino del giocatore per quasi dieci miliardi di lire e gli fa firmare un quadriennale. Così, a 24 anni, l’idolo del Peñarol sbarca in Europa, con sé porta 38 reti in 98 presenze con i Carboneros, la benedizione del Chino Recoba e tanta umiltà: “Con me a destra e il Chino a sinistra nulla è proibito. Alvaro mi ha detto che la squadra ha potenzialità enormi, un grande gruppo e che possiamo affrontare ogni avversaria alla pari. Io arrivo e devo darmi da fare, il campionato italiano, si sa, è una sfida. Il Chino mi ha parlato del presidente Moratti che soffre con la squadra e per la squadra. La sua fiducia è per me una grande spinta, non voglio deluderlo”.

Il debutto del nuovo acquisto arriva a fine gennaio, sostituisce Jugovic a sette minuti dalla fine nella sfida dell’Olimpico contro la Lazio.  La seconda chance offerta da mister Tardelli, arriva qualche mese dopo, nella disastrosa sfida di Coppa Uefa contro l’Alaves. Gli spagnoli vincono per 2-0, Antonio fa i suoi soliti minuti finali e non vede più il campo fino al termine della stagione.
L’Inter arriva quinta in campionato, Tardelli lascia la panchina a Cuper. Per l’uruguaiano è l’occasione giusta per dimostrare che con lui nulla è impossibile, intanto la società si tutela prendendo Ventola e Kallon. L’opportunità sfuma presto, l’allenatore argentino lo tiene ai margini costringendolo a cambiare aria dopo appena un anno. Nel gennaio 2002 passa in prestito all’Espanyol, dove colleziona appena 3 reti in 12 presenze. Negli anni successivi solo prestiti, a Milano passa esclusivamente per fare le valigie. Vola per sei mesi in patria al Peñarol, dal 2003 al 2005 ritorna nella Liga con l’Albacete; resta lì due anni e riprende a giocare con continuità. L’Inter lo molla definitivamente alla scadenza del contratto, la sua avventura in Spagna prosegue sempre con i castigliani prima di passare sei mesi di assoluto anonimato con l’Alaves. Il ritorno in Sudamerica è dietro l’angolo, nel 2007 veste per pochi mesi la maglia degli argentini del Gimnasia La Plata; anche qui risulterà una meteora, nessuna rete e poche apparizioni.

L’amato Peñarol gli consente di tornare ai livelli antecedenti al suo sbarco in Europa, a Montevideo, nella stagione 2007/2008, si conferma subito un giocatore chiave per i Carboneros che gli concedono immediatamente la fascia da capitano. Nelle annate successive continua la sua avventura in giallonero con ottimi risultati. Dopo una breve parentesi con i Montevideo Wonderers, tutt’oggi Pacheco continua a far gioire la Curva Amsterdam, covo dei tifosi del Peñarol.  Un eroe in patria, meteora di lusso altrove.

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