2015

Angella (Teleducato Parma): «Il fallimento pilotato non sarebbe così conveniente»

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Prosegue il giornalista: «Dove erano prima le istituzioni? Una sveglia troppo tardiva»

Il pallone, a Parma, l’hanno davvero sgonfiato. Riprendendo quello che è stato il pensiero di Alessandro Lucarelli, capitano che si sta spendendo in prima perosna per organizzare la trasferta di Genova, si riesce a scattare un’istantanea del momento che sta attraversando il Parma e i suoi tifosi. Dalle stelle per l’accesso, conquistato sul campo, all’Europa League alle stalle del vicino fallimento. Una triste storia che si arricchisce, giorno dopo giorno, di capitoli al limite del tragicomico con il presidente Manenti che non ne vuol sapere di portare i libri in tribunale. Le responsabilità, più o meno grandi, sono di molti come abbiamo avuto modo di evidenziare nella chiacchierata con uno dei giornalisti più noti del panorama parmigiano come Michele Angella, giornalista dell’emittente televisiva Teleducato Parma.

Sono arrivate in giornata le parole del Presidente Manenti che, nonostante gli inviti da parte delle istruzioni, ha affermato che non vuole portare i libri in tribunale, almeno nell’immediato. Secondo te qual è la strategia che muove l’attuale numero uno ducale?
«Faccio una premessa, a mio avviso doverosa: mi sarebbe piaciuto che queste pressioni, questa mobilitazione ci fosse stata quando la crisi è venuta fuori, a partire dalla mancata licenza Uefa dello scorso maggio. Noi le avvisaglie le avevamo recepite, e mi riferisco ad alcuni giornalisti che operano nel capoluogo emiliano. E’ stata una escalation di eventi poco credibili, a partire dalla situazione relativa alla Dastraso. Adesso, giustamente, c’è molto scetticismo su questo personaggio ma non ho percepito questo accerchiamento nei confronti di chi lo ha preceduto e ha trascinato il Parma nel baratro. Forse c’è da porsi una domanda: non hanno avuto il coraggio di mettere alle strette la vecchia proprietà? Un evento che certifica questa mia sensazione è stata la cena istituzionale, con tanto di benedizione a Taci, da parte degli industriali qui a Parma un mese fa. Detto questo, le informazioni che ho raccolto tramite colleghi bresciani raccontano di un vero e proprio bluff, questo soggetto i soldi probabilmente non li ha e non è sorretto da alcun gruppo estero. A questo punto l’unica interpretazione plausibile è quella di un personaggio in cerca di visibilità, di una pubblicità del tutto gratuita anche perché rischia poco e nulla. Se poi dovesse arrivare domani questo tanto decantato bonifico ben venga, ma siamo nel campo dei sogni a questo punto».

Secondo lei è possibile che l’intento di Manenti, in principio, era quello di guadagnare qualcosa con l’eventuale cessione delle quote di maggioranza ad una nuova cordata?
«E’ una ipotesi che potrebbe stare in piedi ma qual è l’imprenditore serio che decide di fare un investimento su un Parma sommerso dai debiti?Ci vuole un progetto che secondo me non è tanto quello del fallimento pilotato, dal punto di vista economico sarebbe poco conveniente. Allo stato attuale, con la situazione debitoria così grave, credo che l’idea di ripartire dalla serie D con umiltà e una progettualità di un certo tipo sia la soluzione migliore per il Parma e i suoi tifosi. Anche perché questa è una piazza che, prima dell’epoca Tanzi, aveva giocato degli ottimi campionati tra D e C. Servono fatti concreti, una società sana e una progettualità seria».

Perché il fallimento pilotato sarebbe economicamente svantaggioso?
«Il fallimento pilotato vuol dire che l’eventuale nuova società acquisterebbe il Parma all’asta e a stagione in corso. Si dovrebbe accollare i debiti sportivi con i calciatori e le società estere. Tra Irpef non pagata e debiti ci si assesta su una cifra vicina ai 30 milioni e dovremmo mettere anche i cinque milioni che la Lega e Infront presterebbero al Parma per finire il campionato e non vederealterato il palinsesto televisivo che a loro interessa tanto. Spesso si fa il confronto con il Bari ma li la situazione era molto diversa, Paparesta ce l’ha fatta con un cifra molto inferiore, sui nove milioni di euro».

E’ sceso in campo anche il sindaco Pizzarotti che sta sollecitando Manenti ed è andato oggi in Tribunale a Parma con il capitano Lucarelli. Secondo lei c’è qualcuno dietro?
«Non so se ci sia effettivamente una tavola apparecchiata, ovvero una cordata già pronta. Da quel che mi risulta è in atto una mobilitazione da parte dell’imprenditoria parmigiana ma nutro ancora dei dubbi. E’ un’operazione che sta conducendo il sindaco in prima persona con la speranza che nel giro di qualche mese si riesca a costituire una cordata presente nel territorio. Nelle scorse puntate, la nostra emittente ha ricostruito uno scenario: ci sono stati dei tentativi, molto forti, affinché l’imprenditore bolognese del caffè, Zanetti, si interessasse al Parma. Tutto questo tramite il manager Luca Baraldi. Devo dire che però questa è una soluzione ancora fredda, non ha riscosso i giusti entusiasmi insomma».

Da questa situazione la Lega ne esce con le ossa rotte, come tutto il nostro sistema calcio. Basti pensare anche al derby non giocato a Genova, con squadre che spendono milioni sul mercato e poi non riescono a risolvere i contenziosi con il Comune.
«Io sono convinto che ci si doveva fermare a riflettere già nel 2006, molti avevano invocato lo stop di un anno del campionato in modo tale da riformare i campionati. Ne è seguita scomessopoli e altri scandali, con queste situazioni che ha evidenziato che hanno del paradossale. Bisogna rivedere i criteri di revisione, non possono avvicinarsi certi personaggi al nostro calcio senza che vengano ispezionati a dovere. Ci vuole una profonda riflessione in alcuni tipi di gestioni senza il barlume di progettualità. Però un invito lo farei anche ai fruitori di questo ‘spettacolo’, che sono i tifosi: ieri erano in tanti a manifestare il dissenso qui a Parma contro Ghirardi, sono andati sotto casa di Leonardi. Ma quanti di quelli erano così critici ad agosto quando il Parma gridava al complotto, ai poteri forti che l’avrebbero estromessa dalla Uefa in favore del Torino? Forse solo il 2%. Viviamo in una sistema che rilascia troppo facilmente delle patenti, per chi fa il nostro mestiere diventa molto facile essere dei nemici se si cerca di scavare in profondità e magari evidenziando quelle che sono state le opere assolutamente nefaste della società».

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