2014

Andrea Pirlo, ma come fai?

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Unicità, consapevolezza e fame del grande orgoglio italiano: Andrea Pirlo

Chi vi scrive, in questo caso, è palesemente di parte: sì, perché quando si racconta di qualcosa o qualcuno, sarebbe indicato descriverne pregi e difetti. Ebbene, pur pensandoci a lungo, nulla in tal senso giunge alla mente: quali sono i difetti di Andrea Pirlo? E’ un essere di parte dunque dettato dal senno, dalla ragionevolezza. Oltre che da una stima infinita.

L’UNICITA’ – Basterebbe il curriculum a porlo di diritto nell’elite della storia di questo sport: Andrea Pirlo ha vinto tutto ciò che c’era da vincere – sia a livello di club che nella trafila delle nazionali – e più volte si è ripetuto nei suoi successi. Cinque gli scudetti in bacheca tra Milan e Juventus, con il Diavolo ha alzato due volte la Champions League – disputando tre finali – e con la sua Italia ha vinto il Mondiale in terra tedesca, in quell’estate del 2006 che difficilmente dimenticheremo. Ma non si è fatto mancare l’Europeo con l’Under 21, quando nel 2000 la nostra selezione giovanile dettava calcio nel mondo. A proposito di carenza di giovani. Oltre a tutto questo una serie di coppe e coppette che neanche stiamo ad elencare ma paradossalmente non è il suo palmarès a renderlo unico: quanto invece il suo ruolo. Pirlo ha espresso tutto il suo genio calcistico trenta metri indietro rispetto alla fetta di campo dove agiscono i suoi (pochissimi) pari: se perdi palla nei pressi della porta avversaria poco male, quando invece l’errore lo commetti al fianco dei tuoi difensori la situazione cambia. Il tutto, neanche a dirlo, non ha intimorito il numero 21 ma al contrario lo ha reso immortale nella storia del calcio: il regista più forte di tutti i tempi.

LA CONSAPEVOLEZZA – Risulta davvero superfluo stare qui a dibattere su come gioca Pirlo e sulle qualità che mette in campo in ogni partita, un aspetto però va sottolineato: nell’evoluzione della sua carriera l’attuale regista della Juventus ha acquisito una consapevolezza tale da renderlo davvero una sorta di mistero. Anche nelle fasi concitate di ogni gara il centrocampista bresciano non perde il controllo delle operazioni e resta il più lucido in campo: l’ultima testimonianza è data proprio da quanto accaduto nel derby di Torino, con una Juventus palesemente in affanno ed in inferiorità numerica ma capace di prendersi l’intera posta in palio grazie all’ennesimo acuto del suo campione. Che otto anni fa recitava lo stesso spartito: ricordate la storica semifinale con la Germania? Non sareste qui a leggere se non la rammentaste. Ed anche allora, dopo un’affannosa battaglia, Andrea Pirlo fu in grado di pescare con la coda dell’occhio quel Fabio Grosso che neanche le telecamere avevano scovato. Così il Maestro ha unito tutto: poesia e prolificità, arte e sostanza, talento e linearità, irrazionalità e razionalità.

LA FAME – Una sfaccettatura del nostro Mozart che tanti dimenticano: Pirlo ha trentacinque anni suonati e quella serie di successi totali già descritti, due circostanze che magari lo indurrebbero non a smettere ma quantomeno a scendere in campo con una grinta diversa. E seppur tutto vi sembri tranne che uno energico e combattivo, lui dimostra la sua fame non con urla e vene tirate ma con l’eloquenza delle sue gesta. Un leader tecnico, forse il maggior leader tecnico che la recente storia calcistica ricordi. Se solo guardasse per un attimo al libro dei suoi ricordi troverebbe ogni fotografia giusta per salutarci tutti ed appendere le scarpette al chiodo, il segreto di quelli come lui sta invece nel prossimo successo. E nella consapevolezza che questo dipenda da sé stesso: la Juventus lo sa e se lo coccola, la nazionale italiana del nuovo corso Conte nell’aggettivo nuovo include anche un certo irrinunciabile. Non ha vinto un Pallone d’Oro ed a livello personale mi basterebbe questo per non volerne sapere più nulla del calcio, ma se di questa palla che rotola non ne riusciamo a fare a meno è soltanto grazie a quelli come lui. Pochi e riconoscibili. Quelli a cui gli dei del calcio hanno donato il genio e che hanno scelto di non disperderlo ma di farcene dono.

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