2012
Ancora una volta irragionevolmente fuori
La Fifa ha oggi annunciato a San Paolo i tre calciatori che si contenderanno il Pallone d’Oro 2012, scremandoli dalla lista dei ventitre designati e confermando un amaro verdetto che tanti italiani amanti del grande calcio si attendevano: Andrea Pirlo è ancora fuori dal podio del Pallone d’oro, i candidati sono il tre volte vincitore Lionel Messi (2009, 10, 11), il suo grande antagonista Cristiano Ronaldo (trionfante nel 2006 e tre secondi posti, 2007, 09, 11) ed il suo compagno di squadra Andrès Iniesta (un secondo piazzamento nel 2010).
La speranza del popolo calcistico italiano – quello amante dei grandi campioni a prescindere dall’appartenenza ad una squadra di diversa fede calcistica – vede ancora una volta frustrate le sue aspettative e crescere una delusione già viva dopo i mancati riconoscimenti nel 2003 (1° Nedved, 2° Henry, 3° Maldini) dopo che il suo Milan si era imposto nella prima Champions League del ciclo Ancelotti, nel 2006 (1° Cannavaro, 2° Buffon, 3° Henry) quando fu l’architrave della splendida Italia campione del mondo e nel 2007 (1° Kakà, 2° C.Ronaldo, 3° Messi) con il Milan che si impose nuovamente sul tetto d’Europa nella rivincita della finale con quel Liverpool che due anni prima l’aveva beffato nella fatale serata di Istanbul.
Insomma a quanto pare il regista della storia calcistica italiana dell’ultimo decennio non merita almeno un podio nel riconoscimento che si dà ai giocatori singoli più forti del mondo. Come dibattere sulle qualità di un fenomeno del genere, non si comprende davvero da dove iniziare: Andrea Pirlo deve tanto al coraggio di Carlo Ancelotti che, dopo qualche sporadico tentativo abbozzato da Carlo Mazzone ai tempi del Brescia, lo sposta di una ventina di metri tramutandolo da un ottimo trequartista al regista più illuminato della storia del calcio. E’ intorno a questo colpo di genio che nascono e fioriscono le ultime brillanti affermazioni europee del grande Milan, con le sue pennellate artistiche ad ispirare e sorreggere il meraviglioso trionfo azzurro in terra tedesca nel 2006. Gli attori intorno a lui mutavano, lui – Andrea Pirlo – c’è sempre stato. Con una saggezza, una qualità ed una personalità verso le quali si può soltanto mostrare riverenza.
Un Federico Fellini prestato al calcio, un Vittorio De Sica in cabina di regia, un Bernardo Bertolucci dei tempi di gioco: tutte emozionanti storie italiane, ma perché paragonare un calciatore a tanto genio? Andrea Pirlo è sempre stato un calciatore diverso, uno che ha reso semplice cose impossibili da pensare elargendo talento e genialità non dove lo hanno fatto in tanti, ma in una fetta di campo dove a dominare sono spesso i calci. Ecco il genio artistico. Cosa ha fatto quest’anno, all’età di 33 anni, per meritare la candidatura? Inspiegabilmente scaricato dal Milan di Allegri, si è trasferito in una Juventus disastrata rendendosi l’artefice della rinascita bianconera. Ma questo non bastava: è andato all’Europeo ed una nazionale in piena crisi d’identità dopo il fallimento sudafricano si è aggrappata ancora una volta a lui per stupire il mondo intero e sfiorare il colpo grosso. Non è bastato neanche questo: non si pretendeva l’assegnazione del Pallone d’oro di fronte ai mostri sacri del calcio d’oggi, ma nessuno avrebbe potuto e dovuto assumersi la responsabilità di privare la sua carriera almeno di un podio. Non è andata così: per quel che vale il mio Pallone d’oro lo alzi tu, caro Andrea.