Ancelotti: «Il calcio italiano sta tornando in alto, ma serve TEMPO per una nuova GENERAZIONE di CAMPIONI. Leao è un TALENTO che picchierei tutti i giorni. Per fare l'allenatore serve una COSA…» - Calcio News 24
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Ancelotti: «Il calcio italiano sta tornando in alto, ma serve TEMPO per una nuova GENERAZIONE di CAMPIONI. Leao è un TALENTO che picchierei tutti i giorni. Per fare l’allenatore serve una COSA…»

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Le parole di Carlo Ancelotti, a la Repubblica, a pochi giorni dalla finale di Champions League contro il Borussia Dortmund

Carlo Ancelotti, nella settimana che lo porterà alla finale di Champions League tra Real Madrid e Borussia Dortmund, ha rilasciato un’intervista a La Repubblica.

COM’É IL CALCIO – «Complicado y sencillo. Il calcio è complicato e semplice, però più semplice. Basta avere pasión e non complicarlo, appunto, con l’obsesión. L’ossessione è una malattia e io per fortuna non sono ossessionato: ho ancora tanta passione».

ITALIANI BIG ALL’ESTERO – «Però l’Italia, a livello di risultati, sta tornando in alto nelle coppe. Tre finaliste l’anno scorso, con l’Inter a un passo dalla Champions. Quest’anno l’Atalanta ha vinto l’Europa League e la Fiorentina può provarci in Conference».

I GIOCATORI ITALIANI – «Non vedo fuoriclasse, a parte Donnarumma in porta. Sto parlando di una generazione simile a quella di Pirlo, Totti, Del Piero. Serve ancora un po’ di tempo».

UN PROBLEMA PER SPALLETTI – «Questo no. La media comunque è buona, il gruppo c’è. La squadra può fare bene».

I DIFETTI DEL CALCIO ITALIANO – «I soliti. Davide, che lavora con me da quando aveva 23 anni e adesso ne ha 34, per potere prendere il patentino Uefa ha dovuto frequentare il corso in Galles, non aveva i requisiti in Italia»

IL MILAN – «Seguo da lontano la squadra, con affetto. Da lì è tornato qui un Brahim Diaz straordinario. Il Milan ha un grande talento come Leao. Da picchiare, a volte. Se fosse con me, lo picchierei tutti i giorni».

L’ALLENATORE É UN PADRE – «Mi comporto semplicemente con naturalezza. E con rispetto verso tutti. I rapporti interpersonali per me vengono prima di quelli lavorativi: questo evidentemente paga. Se uno spogliatoio non funziona, significa che hai sbagliato qualcosa».

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