2017

L’ammortamento di un calciatore: l’impatto sul bilancio di un club

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Cosa significa la parola ammortamento nel calcio: perché saper leggere il bilancio societario è importante per capire le scelte di mercato

Le operazioni di calciomercato dell’estate 2017 hanno portato alla luce tematiche di natura fiscale affrontate soltanto da chi si è trovato sui banchi di scuola di ragioneria o lavora in un ufficio amministrativo. Facciamo pertanto chiarezza su un termine che sta entrando nel linguaggio comune del pallone, ovvero come si calcola e cosa è l’ammortamento di un calciatore.

Il costo per l’acquisto di un calciatore è dato dal prezzo del cartellino pagato alla società che lo cede, a cui sommare eventuali commissioni da versare agli intermediari/procuratori che sono intervenuti nell’affare.

Facciamo un esempio semplice. Supponiamo che la recente operazione di trasferimento di Bonucci dalla Juventus al Milan sia costata, arrotondando, €40 milioni. Il contratto è stato siglato con scadenza giugno 2022, pertanto della durata di 5 (cinque) anni. Per calcolare la quota annuale di ammortamento, ovvero come “spalmare” l’importo in bilancio, occorre effettuare l’operazione di divisione €40M (cartellino) / 5 (anni contratto) = €8 milioni.

Dunque, dopo 3 anni, l’ammortamento sarà uguale a 24M (8+8+8) mentre il valore residuo del calciatore sarà pari a 16M (40-24). Ammettiamo che la società decida di allungare il contratto di ulteriori due anni rispetto alla scadenza originale. L’operazione di ammortamento subirà una modifica, in quanto i restanti 16M dovranno essere spalmati non più sui restanti due anni di contratto, bensì su 4 (2 restanti+ 2 dell’allungamento).

Il successivo calcolo della quota annuale sarà dato da 16/4= 4M. Semplificando il ragionamento, allungare un contratto permette alla società di spalmare in bilancio quote ridotte, sempre che ne valga la pena sotto l’aspetto tecnico.

Prendiamo invece in considerazione la possibilità che dopo tre anni la società decida di cedere il calciatore. In questo caso entra in gioco la parolina magica plusvalenza che scatena gli appetiti dei cassieri. Se l’atleta venisse venduto per una cifra superiore a 16M, ad esempio 20M, il club iscriverà in bilancio una plusvalenza pari a 4M (ovvero 20M-16M). Se invece il trasferimento venisse siglato per 10M, si determinerà una minusvalenza, data da 10M-16M = -6M. Ovviamente in caso di cessione per 16M, il risultato fiscale sarà pari a 0 (16M-16M), dunque la società non ci avrebbe né perso né guadagnato sotto l’aspetto finanziario.

Tale ragionamento spiega perché, nelle ultime stagioni, alcuni clubs abbiano festeggiato cessioni che, se sotto l’aspetto tecnico sono parse un indebolimento, hanno però generato importanti plusvalenze, permettendo, ove necessario, di aggiustare il bilancio.

Una su tutte il trasferimento di Pogba dalla Juventus al Manchester United che potrebbe essere definita l’Operazione del Secolo dal punto di vista finanziario, poiché i complessivi €105 milioni necessari per dirottare il centrocampista francese alla corte di Josè Mourinho generarono una plusvalenza monstre di circa € 72,6 milioni per le casse bianconere.

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